lunedì 18 giugno 2007

Il Vangelo della Maddalena (di David Niall Wilson)

Il Vangelo della Maddalena
di David Niall Wilson (This Is My Blood, 1999)
traduzione di Salvatore Proietti
Casa Editrice Gargoyle
collana Gargoyle Books 12
pag. 276, euro 16,00

Palestina, anno zero dell’era cristiana. Nel momento terribile delle tentazioni di Gesù nel deserto, Lucifero, sconfitto, gioca l’ultima carta, evocando dal suo regno infernale una creatura, un angelo caduto come lui, a cui conferisce le forme di una bellissima donna per sedurre il suo Nemico. Questa, però, viene conquistata dallo sconfinato amore e dalle promesse eterne del Cristo. Lucifero, per vendetta, le lancerà una terribile maledizione, trasformandola in una vampira assetata di sangue e usandola per creare scompiglio nel piano divino della Salvezza.
Nasce così Maria Maddalena, un essere combattuto tra la sua natura demoniaca e l’amore suscitato dal Cristo, tra la paura di una dannazione eterna e la speranza di poter tornare a quel Paradiso a cui si era ribellata e da cui era stata cacciata.
La sua sola esistenza basterà a rimettere in discussione Quanto era stato già Scritto. Le schiere della Luce (Mosè, Elia, Adamo) e quelle delle Tenebre (Lucifero, Lilith, Legione) scendono in campo e così, tra morti che tornano in vita e spaventosi esorcismi, efferati atti di vampirismo e gesti di Amore smisurato, Maria Maddalena accompagnerà Gesù verso il suo destino finale assieme a Giuda, l’unico discepolo ad aver pienamente compreso la missione del Maestro, l’unico disposto, in nome dell’Amore, a un sacrificio senza precedenti...

Se David Niall Wilson fosse vissuto (e avesse scritto questo romanzo) quattrocento anni fa, sarebbe stato arso vivo sul rogo, e il suo libro sarebbe stato relegato in qualche oscuro archivio ecclesiastico con l’etichetta di testo ultra eretico, se non addirittura di testo demoniaco, alla pari del "Malleus Maleficarum" et similia...
Ed è altrettanto possibile che tra qualche centinaio d’anni, riemergendo dalle nebbie del tempo, questo Vangelo della Maddalena possa essere annoverato tra i vangeli apocrifi e, chissà, dare origine esso stesso a qualche nuova setta.
Ipotesi inquietante, ai posteri l’ardua sentenza... io mi limiterò a recensire il libro per quello che è: un affascinante romanzo, a tema horror/teologico, ambientato al tempo e nei luoghi in cui si compì la storia più straordinaria che l’umanità abbia mai conosciuto.
Elaborato in forma di duplice vangelo, quello (scritto) di Giuda e quello (a narrazione orale) di Maria Maddalena, il romanzo inizia con le tentazioni di Cristo nel deserto e si conclude con il suicidio (?) di Giuda, dopo la Risurrezione del Cristo.
La narrazione si adatta fondamentalmente a quella dei vangeli ufficiali, ma la storia ne risulta totalmente stravolta: alcuni dogmi vengono apparentemente distrutti (Maria, la madre di Gesù, viene menzionata solo in un paio di occasioni, eppure alla Maddalena viene donato proprio il nome di costei; Giuda non ha mai tradito il Cristo, il vero traditore risulterà l’apostolo considerato più importante, per quanto indotto da una possessione demoniaca), mentre è proprio il Dogma per eccellenza a essere messo pesantemente in discussione (l’Amore del Figlio è più grande di quello del Padre?)
Eppure questo “Vangelo della Maddalena”, per quanto tenebroso, per quanto permeato di malvagità, sofferenza e orrore, è un grande messaggio d’amore. La missione salvifica del Cristo è messa in crisi, fin dopo la morte in croce, da molteplici fattori: la sua natura semi-umana, la congiura diabolica, la poca fede e la malvagità degli uomini, lo stesso Piano Divino, che non può essere sovvertito.
Eppure, nel momento più critico, quando tutto sta per essere inghiottito nella Tenebra più nera, e anche il Cristo sembra aver fallito, ecco giungere la Luce dell’Amore a far risplendere il mondo. Un Amore inspiegabile, incomprensibile alla mente umana, un Amore che proviene da ciò che era stato destinato alla perdizione, un Amore germinato dal potente, fertilissimo seme della Speranza...

Salutiamo in David Niall Wilson, profeta americano del “dark fantasy”, la nuova linfa rigenerante della letteratura horror. È grazie a scrittori come lui che potremo sempre affermare, con certezza, che il nostro genere preferito non morirà mai!

mercoledì 6 giugno 2007

Ti porterò nel sangue (di Chiara Palazzolo)


Chiara Palazzolo
pagine 448
euro 17,90
Piemme



Leggere “Ti porterò nel sangue” di Chiara Palazzolo, capitolo finale della trilogia di Mirta/Luna e della saga dei Sopramorti (ricordiamo i due titoli precedenti: “Non mi uccidere” e “Strappami il cuore”) può essere paragonato, per chi ha amato questo personaggio e le sue gesta, all’esperienza del concerto finale della band del cuore: ci si accinge ad assistervi con le lacrime agli occhi, ma già dall’inizio qualcosa non quadra, nuove sonorità si mischiano magicamente, con suprema potenza, a quelle già conosciute e amate. Lunghi fraseggi melodici si alternano a stacchi pesantissimi per sfociare in false chiusure che aprono armonie nuove, inaspettate.E quando il concerto finisce le lacrime vengono cancellate da un sorriso e un pensiero: non è finita... torneranno!Così è per questo romanzo, quello in cui tutti i nodi dovevano venire al pettine, quello della resa dei conti, del bagno di sangue finale.In effetti tutte queste cose le troviamo. Le promesse sono state mantenute, ma nel modo diabolico in cui solo Chiara Palazzolo poteva mantenerle.Ma andiamo con ordine e diamo un’occhiata alla trama: Mirta, anzi Luna, è ormai uno dei più potenti guerrieri sopramorti guidati dall’antichissimo cavaliere teutonico Gottfried, così potente e astuta da non essere totalmente controllabile neanche da quest’ultimo. La sua vita (anzi la sua morte) è un continuo e pericolosissimo destreggiarsi tra feroci scontri con i nemici di sempre, i Benandanti, e le imperscrutabili, oscure linee politiche dei Cavalieri di Gottfried; tra tradimenti impensabili (in amore e in guerra) e rivelazioni stupefacenti (il misterioso “tesoro” di Gottfried, i tenebrosi precedenti di Sara tra i “Cavalieri Segreti”, il programma Alma Mater); tra vecchi personaggi che tornano in scena (il primo amore di Mirta, Francesco Saronno, ora cadetto dei Benandanti; il folle Paco, ora feroce e imprevedibile zombie; Muriel, la “strega fiamminga”) e nuovi e affascinanti personaggi (il misteriosissimo Gatto Machesi, “gemello” di Luna; la benandante paraplegica Fausta A. Rinaldi; la pazzesca Lady Tattoo); l’amore devastante e lesbico per Sara e quello misto a odio per Robin, l’uomo che l’ha stappata alla vita e l’ha trascinata in questo folle mondo della Morte. E proprio l’irrevocabile, attesissimo incontro/scontro tra Luna e Robin nelle loro attuali condizioni non-umane costituirà il momento fatidico del romanzo: apocalittico, sanguinario (splatter, se vogliamo), terrificante e intenso... ma della durata di pochi istanti, e sicuramente non definitivo!Tutto in questo romanzo non è definitivo, sembra un puzzle a cui vengono aggiunte tessere importanti e fatidiche ma poi ci si accorge con sorpresa che altre sono misteriosamente scomparse, altre sono state incastrate male. Ed è tutto da rifare...Con “Ti porterò nel sangue” un altro prezioso gioiello si aggiunge alla produzione di Chiara Palazzolo, un’autrice per la quale il termine “unica” nell’attuale panorama letterario italiano non è certo abusato.Col suo stile schizofrenico, strafottente dell’ortodossia grammaticale, tagliente e violento riesce a confezionare ancora una volta una storia granitica e senza cedimenti, una morsa d’acciaio allo stomaco del lettore dalla prima all’ultima pagina, un treno travolgente e velocissimo, che si ferma solo pochissime volte, per far prendere fiato al lettore e regalargli momenti di autentico, grandioso goticismo.Indimenticabili, sotto questo punto di vista, i momenti vissuti da Luna nella villa sul Baltico di Walther e Vanna, o l’epico funerale di Helena: la sua pira funebre, le fiaccole attaccate alle tetre mura del Borgo, il corteo dei giganteschi Cavalieri Teutonici, mentre sembra quasi di vedere il ghigno della Morte, al di sopra di tutto, irridere tutto e tutti, in barba anche ai Sopramorti.Lunga vita (?), dunque, a Mirta/Luna!Chiudiamo il libro soddisfatti ma non appagati, nella speranza/certezza che ritornerà a turbare i nostri sogni...

Fonte: www.scheletri.com