venerdì 8 gennaio 2010

RITORNO A BASSAVILLA (di Danilo Arona, Edizioni XII)



Autore Danilo Arona
Anno 2009
Formato 192 pp, brossura, con risvolti
Collana Eclissi - n. 5
ISBN 978-88-95733-12-8
Prezzo 12,00 €



Quand’anche si fosse riflettuto abbastanza, dopo averlo letto molto attentamente, sulla reale natura di un libro come “Ritorno a Bassavilla”, nel momento in cui ci si accinge a scrivere una adeguata recensione, ci si accorge, con gli occhi pieni di sgomento fissi sul monitor del PC, che le idee non sono affatto chiare, e che qualunque cosa si vada a scrivere, si rischia di mancare miserabilmente il cuore della verità. Anche se di verità assolute (ed è questa l’unica verità certa del libro…), qui non ce n’è.
Intanto, andiamo a sfrondare, procediamo per esclusione. Cosa non è “Ritorno a Bassavilla”? Non è un romanzo. Non è un’antologia di racconti. Ne, tantomeno, un qualsivoglia seguito di quelle “Cronache di Bassavilla” che fondamentale importanza hanno avuto nella carriera di horror writer del Mostro… ooops… Nostro Danilo Arona. Almeno, a istinto, non credo che lo sia, anche se devo ammettere (dolorosissimamente) che io quel testo fondamentale me lo sono perso…
Dunque, tecnicamente, potremmo definire questo libro una sorta di taccuino, un guazzabuglio di idee, di spunti e riflessioni, ritagli di cronaca, schizzi di personaggi, considerazioni, in merito a Bassavilla, la Castle Rock (no, che dico? La Arkham! Anzi no…la Dunwich!) italiana, la Capitale dell’Italia delle Tenebre, l’avatar di tutte le province del mondo, l’anima noir di ogni tessuto urbano non metropolitano (o anche…)
Parte durissimo, questo “Ritorno a Bassavilla”. Parte da dove ci aveva lasciato BAD PRISMA, l’ormai mitica (nel Bene e nel Male…) antologia horror Mondatori (Collana Epix) che ha furoreggiato la scorsa estate. Gettando nuove ombre sul feticcio/spauracchio/Super Fantasma Melissa, presenza immanente nella primissima parte del volume (i frammenti “Scanners, the Beginning”, “La Grande Guerra”, “La casa di sabbia e nebbia”, “La guerra è finita”). Poi questo sulfureo ectoplasma sembra abbandonare la scena, nebbiosamente, così come si è manifestato (e non a caso il frammento successivo si intitola “Fog”…), per lasciare spazio alle folli divagazioni dell’Autore (consiglio: leggete questo libro ascoltando “Diary of a Madman” di Ozzy Osbourne, me ne renderete merito!)
Divagazioni, quindi. Su idee che attraversano più menti nello stesso istante (“Produttori di gelato in Siberia”); sulla poetica sinistra delle città basse, di Pianura (“La pianura fa paura”); sul ritualismo omicida come parte integrante del patrimonio genetico umano (“Vestiti per uccidere”); su spettacolari e pittoresche morbosità (“Io sono leggenda”); su artisti che hanno saputo guardare e conoscere Bassavilla attraverso i suoi Veri Colori (“Mad”); su presunte apparizioni demoniache e reali seti mediatiche (“Il Diavolo probabilmente”) e via così, a ruota libera, snocciolando inquietudini su inquietudini per centottantasette pagine. Non sempre in crescendo, per la verità. Nella parte centrale del testo, l’Autore fa lentamente cadere la tensione narrativa, quasi lasciando intendere che ha esaurito gli argomenti, o giù di li (vedi i frammenti “ Il Maratoneta”, “Hell House”, “Boogeyman”, “Hanno sete”, “Grano rosso sangue”, “Hangman’s Curse”, “Notte prima degli esami” e altri, pieni di citazioni e molto introspettivi). Ma proprio quando si comincia a pensare che le pietanze più pregiate sono già state degustate e digerite da un po’, il Mostro …ooops… Nostro Danilo Arona rialza bruscamente la testa e ci azzanna con un’altra sventagliata di tenebrosissimi quanto angoscianti brani di scrittura: terrificanti teorie sulle analogie tra gemelli (“Inseparabili”); pre-adolescenti, poltergeist e forza delle immagini (“Kronos”); fantasmi fin troppo innamorati dei luoghi in cui hanno vissuto (“A volte ritornano”). Ma soprattutto…il brano che a me è piaciuto più di tutti, forse (anzi quasi sicuramente) il cuore pulsante dell’opera, e un’inconscia dichiarazione da parte dell’Autore sulla sua reale mission: Arona Seminatore di Inquietudini. “Invasion” (è questo il frammento di cui parlo) è una riflessione sulle forme-pensiero negative e sull’inquinamento psichico/astrale del nostro pianeta, molto più grave dell’inquinamento ecologico in quanto questo ne sarebbe una diretta conseguenza. Non dico nulla con queste parole, bisogna leggere il testo per capire la reale entità del pensiero di Arona.
Seminatore di inquietudini, quindi, ma anche e soprattutto stimolatore di blandi anticorpi psichici contro il Male: anticorpi, cioè, che non servono a combattere il Male, ma solo a far prendere coscienza del Male e a rafforzare il Male stesso…
Concludo con un’immagine che mi è venuta in mente or ora, dedicata a chi ha avuto la fortuna (o la malasorte…) di conoscere Danilo Arona di persona: ricordate il famoso racconto di H. P. Lovecraft intitolato “Nyarlathotep”? Bene, provate a sostituire l’oscura sala che il Grande Antico, definito Il Caos Strisciante, utilizzava per tenere le sue conferenze con un locale tipo il Sud Dinner Bar di Milano, e provate a dare allo stesso Nyarlathotep le sembianze di Arona. Il racconto di Lovecraft prenderà letteralmente vita e forma nelle vostre povere, devastate menti…

(recensione a cura di) Domenico Nigro

Nessun commento: