mercoledì 12 settembre 2007

Intervista a Linda Laterza, autrice di "Una vita per ogni mondo"




In un caldissimo e soleggiato pomeriggio di inizio agosto abbiamo incontrato, presso il laghetto Caldara di Sedriano (MI), Linda Laterza, la giovanissima “elfa” autrice dell’incantevole romanzo fantasy ‘Una vita per ogni mondo’ (NICOLA PESCE EDITORE) e ne abbiamo approfittato per scambiare quattro chiacchiere...







CdO: Cosa ti ha spinto a scrivere direttamente un romanzo come prima prova letteraria, senza passare da un formato apparentemente più semplice, come può essere un racconto?

LL: Ho voluto provare. Nessuno mi ha detto di non farlo, anzi, amici e familiari mi hanno spronato tantissimo. Man mano che le idee venivano le buttavo giù, e alla fine è venuto fuori questo romanzo...

CdO: Che tipo di letture sono alla base della tua opera?

LL: Soprattutto Harry Potter e la saga della Spada Shannara di Terry Brooks, ho preso spunto soprattutto da questo tipo di narrativa.

CdO: Sei partita da un’idea che poi hai man mano sviluppato, o avevi già ben presente nella tua mente la trama che avresti poi messo su carta?

LL: Avevo solo una bozza di trama in testa, che però ho cambiato man mano che scrivevo. Magari mi veniva un’idea migliore, oppure succedeva che qualcosa che avevo immaginato, poi su carta mi pareva troppo noioso. Così ho sistemato le cose che avevo inizialmente in testa durante la stesura.


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CdO: Hai scritto “Una vita per ogni mondo” tre anni fa, quando eri quindicenne. Rileggendolo oggi che cosa pensi?

LL: Penso che sia alquanto superficiale e sbrigativo. Alcuni temi non li ho approfonditi abbastanza, se dovessi scriverlo oggi lo scriverei sicuramente in modo più accurato. Una cosa che sicuramente non cambierei sono i caratteri dei personaggi: mi piacciono troppo così come sono, così differenti l’uno dall’altro...

CdO: I nomi di alcuni personaggi del romanzo sono citazioni di altri personaggi, soprattutto del cinema. Uno a caso: il Maestro Orlando Bluesea...

LL: (ride) Si, Orlando Bloom di PIRATI DEI CARAIBI. Ma anche Daniel, che è ispirato a quello dell’attore che interpreta Harry Potter, o Maud, che nella realtà è il cane di Daniel Radcliff...

CdO: Il romanzo è, ovviamente, molto acerbo sia come stile di scrittura che come costruzione della trama, per non parlare di alcune incongruenze sintattico/grammaticali. Ma a quindici anni tutto questo è normalissimo.
Quello che invece davvero sorprende è la capacità non comune, da parte tua, di tenere l’attenzione del lettore inchiodata sul libro dall’inizio alla fine. E poi la fantasia: smisurata, un’esplosione di colori, una sarabanda di magie che esplodono in miriadi di bollicine frizzanti... Qui sembra quasi che non sia tu a scrivere, è come se la tua fantasia avesse preso il sopravvento e ti avesse usata come semplice strumento per manifestarsi sulla carta...

LL: (ride) È stato sempre cosi! Pensa che quando ero alle medie mia mamma chiese all’insegnante di italiano se non fosse il caso che io avessi un’insegnante di sostegno, perché ero continuamente con la testa fra le nuvole, ma questa rispose che non era un problema di ritardo mentale, quanto piuttosto che io vivevo la maggior parte del mio tempo in un mondo tutto mio!
Ho sempre sentito la necessità di estrinsecare questo mondo, di non tenerlo prigioniero dentro di me, e siccome non sono capace di disegnare, l’unica era scriverlo...

CdO: Attualmente stai scrivendo un secondo romanzo. Puoi anticiparci qualcosa?

LL: Parla di una mia teoria sul fenomeno del deja-vu. Ho già messo giù la trama essenziale, elaborato i personaggi e scritto i primi capitoli, ma al momento sono ferma, un po’ a causa dell’impegno scolastico, ma anche perché al momento sono un po’ persa di testa...

CdO: Cosa leggi attualmente?

LL: Molto Terry Brooks, ma anche gialli e un pò di sf. Ma soprattutto manga!

CdO: Hai faticato molto per trovare un editore al tuo primo romanzo?

LL: Ho avuto un colpo di fortuna! I miei genitori erano andati a Roma per un anniversario di matrimonio e il direttore di sala del ristorante ha indicato a una coppia di sedersi allo stesso tavolo dei miei. Questa coppia era formata da un insegnante universitario e da un suo studente, Nicola Pesce. Parlando del più e del meno è saltata fuori questa storia del mio romanzo, e Pesce, che ha una sua casa editrice, ha suggerito ai miei di fargli inviare il manoscritto in visione. L’ho fatto e le cose sono andate come sai...

1 commento:

Anonimo ha detto...

quello che stavo cercando, grazie