mercoledì 20 ottobre 2010

The Countess (di Julie Delphy - USA 2009)



Cominciamo dalla fine. Al termine della visione del film,una domanda sorge spontanea nella mente di chiunque abbia anche solo una vaga idea di chi fosse Erzsébet Báthory:ma lei,dov’era? Poichè il personaggio rappresentato nella patinata pellicola fortemente voluta dall’attrice francese Julie Delpy,che l’ha scritta,prodotta,diretta,interpretata e non paga ne ha anche composto lo score musicale,è solo una pallida e ridicola rappresentazione da romanzetto rosa del folle personaggio della Contessa Sanguinaria.

La storia della Contessa Bathory è assai affascinante,ma poco coltivata sul grande schermo (tra i pochi precedenti,l’italo-spagnolo “Le Vergini Cavalcano La Morte”,del 1973 e il britannico “La Morte Va a Braccetto Con Le Vergini”,dell’anno successivo):nata in Ungheria nel 1560,ma allevata in Transilvania,imparentata con Vlad III,è personaggio storico di culto,a metà tra vampirismo e omicidio seriale,follia e pratiche stregonesche,sadismo e grande intelligenza;in un’epoca in cui le donne contavano poco o nulla,a meno che non fossero regnanti,lei fu una nobildonna estremamente potente.
Data in sposa a un nobile di grande crudeltà,fu proprio durante le lunghe assenze del marito che venne iniziata alle pratiche magiche da sua zia Karla.

La Bathory era una donna estremamente crudele con i servi,spietata,folle,ebbe numerosi amanti di entrambi i sessi,era dedita alla magia nera e,sua caratteristica più conosciuta,era convinta che il sangue delle vergini avesse un potere ringiovanente sulla sua pelle,convinzione che mise in pratica senza esitazioni: tutto ciò spiegato in forma ovviamente assai riduttiva e sintetica ma di per sé contenente già un grande potenziale per una bella storia cinematografica.

Potenziale non solo sprecato,ma incenerito:la Contessa interpretata dalla Delpy è una donna monoespressiva,la sua follia si riduce a puri capricci,la sua crudeltà a qualche tortura opportunamente censurata.Si rasenta l’assurdo con la storia d’amore tra lei e il giovane nobile Istvan Thurzo,che la vede struggersi fino alla follia;forse la regista/attrice/produttrice ha voluto ignorare che non ci fu bisogno di un amore andato male per far impazzire la Contessa,poiché era già assolutamente folle di suo.E’ ovvio che bisognava versare melassa sul film,renderlo appetibile,ed ecco qua una storiella pronta per essere riscaldata e mangiata,tinteggiata di un bel rosa posticcio.Forse il rosso del sangue è stato considerato troppo:peccato che di sangue se ne veda ben poco,in quella che dovrebbe essere la storia di una Sanguinaria.

Un film senz’anima,il che stupisce vista la dedizione della Delpy alla pellicola,un biopic da film televisivo,curatissimo,patinato,lucidato a dovere,assolutamente insensato per una storia sporca di sangue e delirio come quella della Contessa Erzsébet.Un susseguirsi di vergini dissanguate,con la vanitosa Contessa che...miracolo!...si vede subito più giovane,come in un brutto spot di una crema antirughe. Non c’è la discesa nella follia,l’analisi di questa ossessione,è come un album di belle figurine che messe tutte insieme formano un rudimentale canovaccio di racconto.

Resta una sola constatazione: se la Contessa Bathory avesse potuto vedere questo film,la Delpy e tutta la troupe non avrebbero fatto una bella fine!

(Recensione a cura di) Chiara Pani/Araknex
(araknex@email.it)



The Countess – USA 2009

Varney il vampiro – L’inafferrabile, Vol.2 (di Thomas Preskett Prest – James Malcolm Rymer , Ed. Gargoyle Books)



Thomas Preskett Prest – James Malcolm Rymer
”Varney il vampiro – L’inafferrabile”, Vol.2
Gargoyle Books, luglio 2010
Traduzione di Chiara Vatteroni. Introduzione di Fabio Giovannini
Formato: Brossura
ISBN: 978-88-89541-46-3
Pagine: 518



È approdato nelle librerie il secondo volume delle rocambolesche vicissitudini di Varney il vampiro, il protagonista del romanzo che ha influenzato un qualunque successivo sforzo dell’immaginazione teso a trattare il tema del non-morto a ad arricchirlo con il proprio estro letterario dal 1845 ad oggi. E con “L’inafferabile”, ancor più che con il primo volume, scopriamo come a questi ulteriori sforzi si son forse attribuiti molti più affanni, colpi di genio ed originalità di quanti era lecito concedere loro nella stima delle opere che ora sappiamo, son state concepite solo molto più tardi. È l’appassionata e acuta introduzione di Fabio Giovannini, uno dei massimi esperti di cultura vampiresca, a guidarci lungo l’intricata evoluzione della figura del non-morto, e a raccontarci la sua natura quale ricettacolo di molteplici metafore e archetipi, svelando il vampiro come uno dei più efficaci espedienti che la letteratura abbia concepito per denunciare ed esorcizzare disagi, fobie, vigori o tribolazioni di stati sociali; una figura coinvolta in una metamorfosi capace di riflettere nel fantastico dell’arte non la verità ed il ritratto d’un singolo destino, bensì quelli di una generazione come della seguente, incarnando realtà e paure mature per il tramonto e preconizzandone future. È dunque dopo una stimolante, erudita e perspicace prefazione che torniamo a farci coinvolgere dalle sorti della famiglia Bannerworth, ora costretta a vegliare sulla propria dimora, abbandonata dopo i continui e perturbanti assalti di Varney il vampiro. Il secondo volume inizia con un’umanità insospettata nella natura del nemico Sir Francis Varney, improvvisamente clemente con il destino sventurato di Charles Holland, rinchiuso nella prigione sotterranea dei ruderi. È qui che Charles, liberato, rinchiuderà Marchdale, ed è qui che il villain perirà, sotto il crollo delle mura della cella. La Banneworth Hall riceverà le visite di misteriosi personaggi, folle inferocite, reparti militari; le buie stanze e i giardini della casa signorile saranno teatro di colluttazioni, confidenze, rivelazioni: il Dr. Chillingworth svelerà a Henry e all’ammiraglio Bell di aver riconosciuto in Varney il cadavere di un criminale da lui resuscitato a Londra anni addietro, tramite dinamiche che ricordano il Dr. Frankenstein di Shelley, e di conoscere altresì uno dei misteriosi e nuovi personaggi apparsi nella villa, ossia il boia che l’aiutò a rapire il defunto dopo un esecuzione per impiccaggione. Inseguito da Charles, il vampiro sarà poi costretto ad un colloquio che lo vedrà confessare di aver partecipato, nel suo ombroso passato, a un’azione criminosa insieme al padre della virtuosa Flora, morto suicida, Marmaduke Bannerworth. Flora e Charles conquisteranno poi la quiete necessaria per unire i propri destini nel matrimonio, quei destini tanto minaccati da Varney, con cui tutta la famiglia Bannerworth vorrà stabilire un rapporto di reciproco rispetto, allorché sottratto ad un ennesimo assalto della plebe inferocita, il vampiro verrà ospitato in un loro cottage. Non passerà molto tempo, e Varney sparirà di nuovo, costringendo il Dr. Chillingworth a tentare di rintracciarlo, essendo ora noto a tutti i personaggi implicati nelle vicende che il vampiro è fuggito in possesso di un tesoro occultato e perduto, la ragione che lo aveva spinto a compiere i ripetuti assalti alla villa dei Bannerworth. L’ammiraglio Bell inizia invece a far luce sull’identità e le intenzioni dell’enigmatico nobiluomo, il ricco barone Stolmuyer di Stalisburgo giunto nella vicina Anderbury, cittadina di mare, pronto a sposare la bella Helen. Proprio l’ammiraglio Bell, che porterà con sé Charles, Herny e Flora, sarà oggetto di un curioso invito alle nozze del barone, da parte dalla madre della sposa, l’avida vedova Williams…

Il secondo volume di Varney il vampiro è forse il cuore stesso di questo romanzo fiume, dove tutto è più articolato e vivace, le personalità dei protagonisti emergono con forza, intimamente coinvolte da un susseguirsi continuo e quasi frenetico di avventure fosche ma tempestate di aneddoti divertenti. È un romanzo fatto di pagine a cui ci si affeziona nel mentre che le si sfoglia, e che inducono spesso a sorridere per il puro piacere della lettura.

Gli autori: Inizialmente fu Thomas Preskett Prest - scrittore londinese cui si deve il romanzo Sweeney Todd, the Demon Barber of Fleet Street (che ha ispirato John Schlesinger e Tim Burton per i loro film sul barbiere cannibale, rispettivamente La bottega degli orrori di Sweeney Todd,1997 e Sweeney Todd il diabolico barbiere di Fleet Street, 2008) a venire ritenuto autore di Varney il vampiro, in seguito, però, si fece il nome di James Malcolm Rymer, ingegnere civile che arrotondava i suoi introiti dedicandosi alla scrittura su commissione per l'editore Lloyd, da molti reputato più attendibile quanto a paternità dell'opera. Rymer probabilmente si spartiva, coordinandolo, il lavoro con altri vari scrittori rimasti ignoti, al punto che la redazione del testo sembra più provenire da una "scuola", o da una catena di montaggio, in cui il nome dell'autore rimane anonimo e non appare comunque di primaria importanza...
(Recensione a cura di) Bruno Maiorano

martedì 5 ottobre 2010

Mordimi (di Jason Friedberg e Aaron Seltzer)




‘Mordimi’ (Vampire Sucks) è un film comico diretto da Jason Friedberg e Aaron Seltzer, uscito nella sale cinematografiche italiane il 17 Settembre 2010.
La storia riprende i temi della ormai ben nota e osannata saga di ‘Twilight’ rivisti in chiave ironica e grottesca dai due registi (i quali ricordiamo sono stati dietro la macchina da presa di altre parodie: ‘Scary Movie’, ‘Hot movie’, ‘Epic movie’ e’ Disaster movie’).
Becca (Jenn Proske) si trasferisce dal padre, capo della polizia, nella cittadina di Sporks dove sembra vi siano i vampiri. Ella viene considerata dal padre ancora una bambina e infatti non le risparmierà una camera tutta rosa piena di bambole e tanto di ciucciotto in bocca. Becca è la classica ragazza sfigata che però attira a sé, come le api al miele, i ragazzi più carini. Infatti, nella nuova scuola, si farà notare ben presto da Edward Sullen (Matt Lanter), un ragazzo pallido con gli occhi tra il giallo e il marrone, che va in giro con tanto di lacca e pettinatura super emo. Tra i due sarà amore a prima vista e Becca noterà subito che in lui vi è qualcosa di strano. Infatti, nel bosco vicino alla scuola, Becca affermerà che è convinta che Edward sia uno dei ... Jonas Brothers! ( in quanto pallido, rifiuta il sesso ed è di buoni sentimenti). Edward, risentito, afferma che lui non è uno dei Jonas Brothers ma è un vampiro e darà dimostrazione della sua potenza vampirizzando uno scoiattolino che oltretutto si rsveglierà in forma vampiresca e lo morderà. Becca suscita interesse anche nel suo amico d’infanzia, Jacob White (Chris Riggi), il quale scoprirà ben presto che è non un licantropo ma... un chihuahua! Per ‘contratto’ oltretutto Jacob deve sempre stare a dorso nudo per mostrare i suoi pettorali ben scolpiti. La storia procede così, ironizzando sugli stereotipi creati dalla stessa Meyer nella sua saga.
‘Mordimi’ ha incassato sino ad ora due milioni di euro circa, sottolineando che la saga di ‘Twilight’ piace alle teenagers, e non solo, in tutte le salse in cui essa ci viene propinata.
I due registi, che in passato con i loro film hanno dato ironizzato su diversi ‘blockbusters’ ora invece si focalizzano solo sulla ridicolizzazione di ciò che viene considerato quasi ‘sacro’ da molte teenagers al mondo: la storia d’amore tra Bella Swan ed Edward Cullen (ricordandosi anche del terzo incomodo ovviamente, Jacob Black). Nella pellicola però non mancano chiari riferimenti anche ad altri personaggi amati e non del grande schermo e della musica tra i quali ricordiamo i Black Eyed Peas, Lady Gaga, Gossip Girl ed American Idol.
Edward Sullen dunque è un inguaribile romantico che va in giro con la volvo metallizzata, la lacca e tanto di bigodini da indossare di notte. Si innamora di Becca la quale invece è una teenager che ha tanto bisogno di sfogare i suoi impulsi e in effetti attenterà alla ‘verginità’ di Sullen( il quale non ha mai neanche dato un bacio) indossando un completino di pelle nera con tanto di segnali luminosi nei punti ‘critici’. Jacob White invece durante la trasformazione non riesce a diventare licantropo ma, come detto in precedenza, chihuaua mentre i Quileute si riveleranno una band di ballerini- spogliarellisti.
La trama, ricca di gag e di paradossi, è stata ben strutturata e procede priva di momenti noiosi, tenendo alta l’attenzione e il divertimento dello spettatore. I due protagonisti di questa pellicola (ovvero l’esordiente Jenn Proske e Matt Lanter già visto in 90210) sono, paradossalmente più profondi e di bell’aspetto rispetto ai protagonisti utilizzati nella saga stessa (Kristen Stewart e Robert Pattinson). ‘Mordimi’ è dunque un film che verrà apprezzato sia da coloro che hanno seguito e seguono la saga di ‘Twilight’ (visto che vengono enfatizzati in chiave ironica aspetti del carattere dei protagonisti sul quale anche noi abbiamo scherzato come ad esempio la ‘presunta’ verginità di Edward Cullen), sia da coloro che non hanno seguito la saga ma voglio trascorrere un’ora e mezza piacevole al cinema per puro divertimento.
Per concludere consiglio questa pellicola per i diversi aspetti presi in considerazione e soprattutto perché riesce a tenere alto il buon umore dall’inizio e alla fine . E di questi tempi si sa, abbiamo proprio bisogno di ridere e di sdrammatizzare un po’...
(Recensione a cura di) Susanna Angelino





Mordimi (2010)
Titolo Originale: Vampire Sucks
Distribuzione: 20th Century Fox
Produzione: Regency Enterprises, Road Rebel
Data di uscita al cinema: 17 settembre 2010
Durata: 82 minuti
Regia:
Jason Friedberg, Aaron Seltzer
Sceneggiatura:
Jason Friedberg
Aaron Seltzer
Personaggi:
Matt Lanter (Edward Sullen)
Jenn Proske (Becca Crane)
Chris Riggi (Jacob White)
Ken Jeong (Daro)
Charlie Weber (Jack)
Diedrich Bader (Frank Crane)
Michelle Lang (la 'donna innocente')
Wanetah Walmsley (Snooki)
Anneliese van der Pol (Jennifer)
Bradley Dodds (Salvatore)
Emily Brobst (June)
Mike Mayhall (Nicholas)
Matthew Warzel (John)
Case di Produzione:
Road Rebel
Produzione
Jerry P. Jacobs (Co-Produttore)
Peter Safran (Produttore)
Arnon Milchan (Produttore esecutivo)
Montaggio:
Peck Prior
Fotografia:
Shawn Maurer
Scenografia:
William Elliott
Costumi:
Alix Hester
Musiche originali:
Christopher Lennertz