domenica 24 maggio 2009

Uno splendido omaggio al vittorianesimo letterario: "Lo strano caso del Dr. Jekill e Mr. Holmes"




Gargoyle Books



presenta



il mistero più oscuro della carriera

del decano di tutti gli investigatori



Lo strano caso del Dr Jekyll e Mr Holmes
di John H. Watson
a cura di Loren D. Estleman



Traduzione di Paolo De Crescenzo
Introduzione di Roberto Barbolini





La trama: la Londra vittoriana di fine Ottocento è scossa dal crudele omicidio del deputato Danvers Carew. Il delitto sembra destinato a restare insoluto tanta è la cappa di mistero che lo avvolge finché, come estrema ratio, non è chiamato a indagare Sherlock Holmes, affiancato, come sempre, dal dottor John Watson, fedele amico e biografo d'elezione. Implicate nel caso due personalità che più diverse non potrebbero essere: Henry Jekyll, medico assai stimato sia per il suo nobile lavoro incentrato principalmente sull'assistenza ai malati indigenti sia per la sua integerrima condotta morale, ed Edward Hyde, individuo edonista e malvagio dall'aspetto ripugnante, talmente dedito all'appagamento degli istinti più bassi da potersi considerare emblema dell'umana scelleratezza.

Tra strade buie e cinte di nebbia, importanti richieste trasmesse da messaggeri consanguinei (Mycroft Holmes, l'imponente fratello maggiore di Sherlock), febbrili pedinamenti in carrozza, confabulazioni rivelatrici nella Biblioteca dell'antica Università di Edimburgo, si dipana l'intero resoconto - così come riportato da Watson e finora assente dal catalogo ufficiale delle imprese del maestro della detection - di un crimine diabolico.

Il libro: è un'intrigante rilettura del popolarissimo caso del Dr Jekyll e Mr Hyde nella cornice della classica indagine holmesiana. Benché il racconto di Stevenson sia divenuto un classico e dunque risulti conosciuto ai più, il piacere della lettura de Lo strano caso del Dr Jekyll e Mr Holmes deriva da come si dipanano i fatti e da come Holmes, supportato da Watson, arriva allo scioglimento pieno del mistero, con un raffinato coup de théâtre finale, quasi che Estleman, travalicando la trama apocrifa e coinvolgendo la genesi del racconto di Stevenson, avesse voluto rendere a Conan Doyle e a Stevenson un tributo ulteriore. Loren D. Estleman varia con intelligenza i registri creando una trama multigenere che va dal giallo al mystery, al racconto del terrore, caratterizzando incisivamente personaggi e ambienti all'insegna di una grande eleganza stilistica e guizzi di gustosa ironia. Il talento apocrifo di Estleman si inserisce a pieno titolo nel solco di quella letteratura popolare anglosassone che conosce una straordinaria diffusione a partire dagli ultimi due decenni dell'epoca vittoriana (1881-1901) - quando Robert Louis Stevenson getta le basi per il romanzo d'avventura, da un lato, e per il racconto fantastico, dall'altro, Conan Doyle per la detective fiction, ed Herbert George Wells per la fantascienza - e che è destinata a svilupparsi lungo tutto il Novecento. Estleman rende omaggio a Conan Doyle sia come creatore di Sherlock Holmes sia come autore di studi sul paranormale. Del resto anche in alcune delle razionali avventure del famoso investigatore non mancano deviazioni fantastiche e ammiccamenti al sensation novel, Holmes, però, rimane sempre fedele al "metodo scientifico", secondo cui capacità d'osservazione e di deduzione, supportate da una memoria prodigiosa, danno certezze più sicure del calcolo.

Un detective che reputa l'analisi dell'animo umano e delle sue contraddizioni la principale modalità d'indagine non poteva non misurarsi con il Doppelgänger, il tema della natura doppia dell'individuo, della sua continua oscillazione tra il Bene e il Male. E qui risiede il tributo di Estleman a Stevenson.

Pubblicato per la prima volta da Doubleday nel 1979, Dr Jekyll and Mr Holmes ha bissato il successo del precedente pastiche di Estleman Sherlock Holmes vs Dracula, vantando svariate ristampe e un'attenzione critica costante, e non perdendo mai in smalto e vivacità.

L'autore: nato nel 1952 ad Ann Arbor, nel Michigan, Loren D. Estleman si è laureato in Letteratura inglese e Giornalismo e ha pubblicato 60 libri e centinaia di racconti e articoli. Considerato una vera e propria autorità nella western-fiction e nella detective-story, ha collezionato 17 vittorie e decine di nomination nei più importanti premi "di genere", compreso il National Book Award e il Mystery Writers of America Edgar Allan Poe Award. È, inoltre, critico letterario per il "New York Times" e il "Washington Post". Profondo conoscitore del Canone holmesiano (tutte le opere di Arthur Conan Doyle con Sherlock Holmes protagonista), e membro della Società holmesiana "Gli Irregolari di Baker Street", Estleman ha scritto gli apocrifi Sherlock Holmes contro Dracula (1978, Gargoyle 2008) e Lo strano caso del Dr Jekyll e Mr Holmes (1979, Gargoyle 2009), contrapponendo il più grande investigatore della fiction a quelli che definisce "i più famosi super-cattivi della letteratura vittoriana": Dracula e Mr Hyde. Il suo sito web è: www.lorenestleman.com

Concorso: su proposta del critico ed esperto holmesiano Roberto Barbolini, l'editore Gargoyle invita i lettori a cimentarsi anch'essi nella scrittura apocrifa a tema holmesiano inviando un elaborato che non superi le 10 cartelle, che verrà poi valutato da un'apposita giuria di esponenti dell'Associazione "Uno Studio in Holmes" (per informazioni più dettagliate si rimanda all'introduzione de Lo strano caso del Dr Jekyll e Mr Holmes).



Da Lo strano caso del Dr Jekyll e Mr Holmes:



Posso dirvi soltanto che esistono delle leggi cui un uomo si deve uniformare, a meno che non sia pronto a precipitare in un mondo dove il torto è la ragione e il male il bene, un mondo folle dove nessun essere vivente può metter piede e continuare a chiamarsi umano.



Dall'introduzione:



A differenza di altri autori di pastiches del genere, però, Estleman non si limita a mescolare le carte. Come un baro sul punto di rifilarti una stangata memorabile, rilancia cocciutamente la posta, intrecciando le prescrizioni fortemente normative del romanzo poliziesco con la pericolosa libertà suggerita da Stevenson in quel fatidico sdoppiamento di personalità che trasforma il perbenistico Dr Jekyll nel rozzo e animalesco Hyde.



Hanno detto:



La detection holmesiana si combina magistralmente con l'atmosfera terrifica del racconto di Stevenson.

Cincinnati Post



Un vero professionista, un autore di una razza sempre più rara.

The Boston Globe



Dati tecnici del volume:

Prezzo: 13 €

ISBN: 978-88-89541-29-6

Pagg. 252

lunedì 18 maggio 2009

Intervista a Claudio Vergnani, autore de "Il 18° Vampiro"


CdO: Ciao Claudio. Dunque, una storia atipica. Un esordiente assoluto, di cui non si sapeva assolutamente nulla, neanche di uno straccio di racconto pubblicato su internet... E all’improvviso, eccoti con un signor romanzo horror pubblicato nientemeno che con Gargoyle Books, una Casa notoriamente ostica per gli autori italiani (fatta eccezione, finora, per Manfredi e Dimitri...)
Com’è che sono andate le cose?

CV: Il 18° vampiro non è il mio primo racconto, ma è di fatto il primo che ho proposto per la pubblicazione. La casa editrice Gargoyle è stata la prima cui ho inviato il file. Non casualmente. La conoscevo e ne apprezzavo vari aspetti. Da lettore, essenzialmente la scelta dei titoli, la cura nella grafica, le scelte editoriali ... ed ero “in linea” con ciò che avevo letto nelle interviste all’editore, il dottor Paolo De Crescenzo.
Ho inviato il romanzo e questo ha suscitato l’interesse dell’editore. Sic et simpliciter. Direi che sono stato fortunato.

CdO: Che background letterario hai alle spalle? E qual è il tuo rapporto con la letteratura horror in generale?

CV: Dacché ho imparato a leggere (la leggenda – poco attendibile – sostiene a quattro anni) ho sempre letto di tutto, senza pregiudizi. Scolasticamente parlando, la frequentazione del Liceo Classico mi ha condotto sulla via dei cosiddetti classici, ma al di fuori delle mura scolastiche c’era un mondo da scoprire. Per cui ad un Tacito seguiva uno Zagor, ad un Manzoni un Diabolik, ad un Omero un Asimov, ad un Tolstoj un Ballard, ad uno Shakespeare un Uomo Ragno (e – lo ammetto un Supersex) e così via ...
Con l’horror ho avuto da subito un buon rapporto. Mi sono letto senza battere ciglio i miei bravi Poe, Lovecraft, Bierce (e Kafka oso dire), e caterve (letteralmente) di Urania (è da un vecchio Urania, dopotutto, che ho tratto il personaggio di Grimjank) , passando inevitabilmente per i vari Stoker, Shelley, Le Fanu, Tarchetti, Hoffmann, Meyrink, James, Hodgson , Dickson Carr ... e D’Agata, con il suo indimenticabile Il Segno del Comando, ecc... ecc ... Paradossalmente (vergognosamente ?) ho letto il mio primo King solo dopo aver scritto Il 18° vampiro. Ma erano già altri tempi, ed io una persona differente.

CdO: Cosa pensi della new wave horror italiana (Gianfranco Nerozzi, Chiara Palazzolo, Danilo Arona, Gianfranco Manfredi, Alessandro Montanini...)?

CV: Mi piace quel che ho letto di Arona (e anche di Dimitri) e ho molto apprezzato “Ultimi vampiri” di Manfredi (che so di prossima pubblicazione proprio da Gargoyle). Purtroppo non conosco gli altri, anche se qualche giorno fa, su Facebook, un lettore mi chiedeva se per scrivere il mio romanzo mi ero ispirato alla Palazzolo ... Inutile dire che colmerò la lacuna.

CdO: Con “Il 18° Vampiro” hai ridato dignità orrorifica alla figura del vampiro, e tuttavia hai stravolto i canoni classici della sua rappresentazione. Il “vecchio” che torna o il “nuovo” che nasce?

CV: Credo che molto spesso l’andamento delle “cose umane” – soprattutto quelle che perdurano - sia ciclico. La figura del Ritornante “perdura” per definizione e fa ormai parte della nostra storia. E’ assurto al rango di archetipo. In lui vecchio e nuovo giocano al rimando. Nel caso del mio romanzo spero che si possa dire che ho recuperato (non senza un certo affetto) vecchi aspetti portandoli oltre la soglia del nuovo. Questo almeno ho tentato di fare.

CdO: alla fine del tuo romanzo, un po’ di cose in sospeso lasciano l’amaro in bocca: qual’è l’origine dei vampiri? Cos’è successo all’autogrill? Qual è il reale significato dell’episodio veneziano, con la guida turistica/beccamorto e la misteriosa creatura avvinghiata alla statua sommersa? And other... Vuoi vedere che ci sono le premesse per un seguito...

CV: Il seguito è già in lavorazione. E tra l’altro ti dirò che – a torto o a ragione – sento anche una bella responsabilità nei confronti dei lettori che mi hanno così ben accolto. Ovvio che la parola dovrà inevitabilmente passare alle vendite, ma se ci saranno le dovute premesse per pubblicare la continuazione della storia, bè ... quest’ultima dovrà essere davvero all’altezza delle aspettative ...


CdO: Una delle figure più affascinanti del romanzo è quella di Vergy. A chi ti sei ispirato per costruirla? Oppure si tratta dell’incarnazione di una delle tue (immagino multiple...) personalità?

CV: Purtroppo mi sono ispirato a persone che esistono veramente :)
A due, per la verità, che nel romanzo ho “fuso” in una sola. Un mio ex commilitone di venticinque anni fa (io ero un militare di leva e lui si avviava ad essere invece un veterano di carriera) e un tizio strampalato che ho conosciuto quando tiravo di boxe come dilettante, ai tempi del liceo.


CdO: E l’”amica”, invece... Chi è in realtà? E perché il suo nome appare solo verso la fine?

CV: Anche qui la “colpa” di tutto è di Vergy. Nella stesura originale del romanzo quando si riferiva a lei continuava a chiedere al protagonista “... Come cazzo si chiama la tua amica? , non ricordo mai il suo nome ...!” La chiamava sempre “La tua amica ...”. E così è rimasto L’amica ...

CdO: La prima spedizione a Corsano è uno degli episodi più riusciti e coinvolgenti di tutto il romanzo. Tra l’altro Corsano esiste davvero, ma in Puglia, non in Emilia Romagna... E considerando che proprio in Puglia (a Trani, mi pare...) si è verificato, in un lontano passato, un episodio misterioso di possibile matrice vampirica, mi viene da pensare: pura fiction o non tutti i riferimenti sono propriamente casuali?

CV: Mi piacerebbe dirti che in effetti è così, ma ammetto di ignorare tale episodio (ovviamente andrò a documentarmi su internet). No, in verità Corsano è un piccolo omaggio al Carsano di Eraldo Baldini, sede di un suo bellissimo racconto, Re di Carnevale.

CdO: Perché proprio Modena come location principale della storia? Per tenere dietro alla regola “scrivi di ciò che sai” (tu vivi a Modena, no?) o ci sono motivazioni più profonde?

CV: Volevo – come modenese – provare a “vedere” a Modena qualcosa che non fossero solo e sempre lo zampone, i tortellini, la Ferrari e Pavarotti. Nel mio piccolo volevo provare a fare qualcosa che non era mai stato fatto (vampiri nella placida pianura padana, e quando mai ?!) , e vedere – umilmente – se poteva funzionare. Ma l’obiettivo – il vero goal - era fare in modo che un lettore – qualunque lettore in qualunque momento della sua vita – potesse trovare nel romanzo qualcosa di appetibile, sempre e comunque, al di là dei gusti, della sensibilità personali e dell’ambientazione della storia. Ancora una volta, quindi, il punto era scrivere una storia avvincente, e magari anche un pochino originale. E quella era solo la prima parte dell’opera. La seconda – egualmente importante – era trovare dei lettori aperti, attenti e “rodati”. Non era nè facile nè scontato, ma ora credo di poter dire che li ho trovati. Le due cose si sono quindi completate a vicenda. Come ho già detto, sono stato fortunato.

CdO: Claudio, l’intervista è finita. Ti ringraziamo per essere venuto fin qui, a Ca’ delle Ombre. Resta a cena con noi. Bruno e Susy stanno preparando una squisita cenetta... a base di carne di maiale... Può andar bene?

CV: Sono io che ringrazio voi, ci mancherebbe.
In quanto alla cena, non so ... mi tenta ... Ma posso pensarci un momento ? Ho delle sensazioni contrastanti. Da un lato la cosa mi attrae; ma dall’altro, se torno con la mente al romanzo, mi verrebbe da darmela a gambe ... E l’essere o meno vegetariani qui non c’entra niente ...

(intervista a cura di) Domenico Nigro

Il 18° Vampiro (di Claudio Vergnani)




Titolo Il diciottesimo vampiro
Autore Vergnani Claudio
Prezzo € 14,00
Dati 2009, 544 p., brossura
Editore Gargoyle



“Mosche bianche”: è l’espressione che un mio conoscente usò, non molto tempo fa, per definire un notevole e tuttavia misero numero di persone sparse per il mondo, che abitualmente apprezzerebbero, nell’arte, ciò che è pregevole. Per dirla con più rigore, ciò che può dirsi davvero Arte. Bianche, ossia rare, ed è misero questo numero, certo, giacché quanto è deprecabile va per la maggiore, come queste siffatte mosche - con loro, nostro grande dispiacere e disappunto - ben sanno. E va così tanto per la maggiore - sono, ovvero, così pieni gli scaffali delle librerie, e da così lungo tempo, di quanto è infamante e deleterio, ad esempio, per l’Horror - che molti fra noi raffinati potrebbero infine disdegnare certe pubblicazioni a priori, per perdute speranze cioè, e disincanto cronico. Figuriamoci, poi, se l’argomento sono i vampiri. Bisogna guardarsi da questo errore tuttavia, per quanto difficile. Oggi, ad esempio, nelle librerie c’è Il 18° Vampiro di Claudio Vergnani.
Modena e immediati dintorni. Case cantoniere. Porcilaie in disuso. Acquedotti. Chiuse di fiume. Edifici fatiscenti. Luoghi marci, regno di un abbandono ed un degrado feroci, turbati solo dal riversarvisi, all’alba, di una disperata, terrificante orda di non-morti: abomini tanto degenerati e disfatti quanto capaci di seminare morte e di sopravvivere agli assalti ingenui di chi vorrebbe sterminarli, piuttosto che limitarsi semplicemente ad infastidirli nel loro scopo. Simili desolati luoghi sono i covi che per primi verranno esplorati da un gruppo di uomini quasi altrettanto miserabili, mercenari di vampiri, assoldati da una enigmatica donna denominata “l’amica”. Un’impresa di derattizzazione: questo è l’approccio psicologico che sembra animarli nella lotta contro l’orrore. Ma è un approccio che ha vita breve. Durante il giorno, i vampiri possono essere vigliaccamente annientati, nel più pratico e brutale dei modi.
Soverchiati da un terrificante ignoto che si accorge del loro insignificante operato ed infine reagisce, i cacciatori finiranno per ritrovarsi a gestire la necessità d’indagarlo, questo sinistro ignoto, e nel bel mezzo dell’avvilente impossibilità di recare ai spaventosi nemici qualche danno durante la notte; una notte che rovescia i ruoli e li designa come prede certe, senza speranza. Un’agghiacciante episodio, il vano e scioccante tentativo di uccidere un vampiro di notte alle vasche di decantazione, rivelerà alla combriccola il nome di una località medievale dell’Appennino che ha nome Corsano. Qui, imbattutisi nella Rocca e nelle sue sale teatro dell’empio, incontreranno ciò che avrebbero voluto solo capire, ovvero un “Maestro”: il 18° Vampiro. Allora Claudio, Emil, Vergy, Gabriele, Maurizio, “l’Amica”, si vedranno costretti a vivere e tuttavia recitare la crudele parodia di una fuga, vigilata e seminata di orrori dagli stessi vampiri fedeli al Maestro e alle regole spietate del suo gioco; e ciò solo per ritrovarsi poi testimoni di un ultimo pandemonio in stile Matheson o Romero ( “Io sono leggenda”, “Zombi”), nonché a dover necessariamente tentare l’impossibile: uccidere il 18° Vampiro.
Il primo romanzo dell’esordiente Claudio Vergnani è scritto benissimo. Vale a dire che nulla è superfluo, nulla è ridicolo o affettato; tutto è particolarmente credibile e dunque efficace: dalle personalità e dalle vicissitudini emotive dei protagonisti, ai loro dialoghi e reazioni di fronte all’incubo orrorifico; dall’ottima descrizione dei luoghi che fanno da teatro alla trama, alla suspense che precede l’orrore, felicemente resa, e invece disgraziatamente disertata da tanti moderni scrittori. I vampiri di Claudio sono terribili. Non cercano la vena da perforare, né hanno canini particolarmente lunghi ed affilati per farlo. Una premessa cannibale è il mezzo attraverso cui arrivano al sangue; e a metà del libro dovrete sorprendervi a riconoscere di non esservi accorti dell’entrata in scena dell’elemento soprannaturale, per quanto questo è sposato in modo agghiacciante alla realtà, rendendo il tutto particolarmente...inquietante...

Nato a Modena, svogliato studente di liceo classico, ancor più svogliato fuoricorso di Giurisprudenza, Claudio Vergnani preferisce passare il tempo leggendo, giocando a scacchi e tirando di boxe. Allontanato dai Vigili del Fuoco, dopo una breve e burrascosa parentesi militare ai tempi del primo conflitto in Libano, sbarca il lunario passando da un mestiere all’altro, portandosi dietro una radicata avversione per il lavoro. Dalle palestre di body building alle ditte di trasporti, alle agenzie di pubblicità, alle cooperative sociali, perso nei ruoli più disparati, ma sempre in fuga da obblighi e seccature. Il 18° Vampiro è il suo primo romanzo.

(recensione a cura di) Bruno Maiorano

domenica 3 maggio 2009

Quando il vampiro può stimarsi tale perché horror: Claudio Vergnani e Gargoyle Books a Modena per la presentazione de "Il 18° Vampiro"



Venerdì 17 Aprile 2009. È la data che mi vede raggiungere Modena, la graziosissima Modena, visitarla per la prima volta. Ciò che mi è spontaneo fare non appena giunto, è guardarmi intorno man mano che cammino, e chiedermi se questa città è in qualche modo ideale per ambientarci un romanzo fantastico-orrorifico. Mi domando, soprattutto, se mi riuscirà facile figurarmela mentre ospita le terribili peripezie dei Vampiri. Ho detto terribili? Certo. Ho anche scritto “Vampiri” con la V maiuscola. Poiché raggiungo Modena per assistere alla presentazione del romanzo di Claudio Vergnani, Il 18° Vampiro, e il libro è edito dalla Gargoyle Books. Ora, dopo un po’ che leggo i libri pubblicati dalla Gargoyle, posso già dare per scontato che i Vampiri di Claudio sono tali – cattivi, degeneri, Horror - allorché contrapposti a quelli di certa improbabile narrativa, che Loredana Lipperini vorrà giustamente denunciare, durante la presentazione, come vergognosa e ridicola; e immagino che un simile acuto rimprovero sia anche atteso, nonché piacevolmente presagito, da quanti al Caffè dell’Orologio hanno avuto modo di leggere la sua bellissima prefazione a Ho freddo di Gianfranco Manfredi. C’è anche la gentilissima Angelica Tintori, dai modi infinitamente garbati, autrice con Franco Pezzini del sorprendente saggio The Dark Screen. L’Horror sta risorgendo dalle sue frequenti, purtroppo abituali ceneri, e pare stia a un tempo rinnovandosi, pur strizzando saggiamente l’occhio al suo nobile quanto terrificante passato. In tale merito, e fra questi spontanei e nostalgici guerrieri dell’arte orrorifica, oggi c’è anche Claudio Vergnani. Che tutto ciò accada in Italia, poi, dove in particolar modo si è manifestata un’idiosincrasia per l’orrore sopranaturale nell’arte, è il miracolo della Gargoyle.
C’è da dire, dunque, che il romanzo di Vergnani non l’ho ancora letto. E tuttavia, alle sette del pomeriggio, in Piazzetta dell’Ova a Modena, il Caffè dell’Orologio ha la propria sala gremita dalle persone giunte alla presentazione del libro di Claudio. Il primo a parlare sarà Paolo De Crescenzo, l’uomo dietro il miracolo citato, e fortuna che la simpatia è affar suo, poiché una simile carriera, abbinata ad una figura così imponente, mettono soggezione a chi come me, sebbene oramai adulto, deve gestire ancora la propria timidezza. Sarà poi la volta di Andrea Marcheselli della Gazzetta di Modena, e di Loredana Lipperini di La Repubblica, nonché autrice del salubre ed intelligentissimo libro Ancora una volta in favore delle bambine. Loredana è preoccupata, e non per capriccio: “Il 18° Vampiro arriva in un momento piuttosto particolare e anche un po’ pericoloso per quello che riguarda la narrativa di genere […] mai come in questo momento, soprattutto in editoria, di vampiri ce ne sono tantissimi […] come sono questi vampiri? Quelli da cui siamo circondati, i vampiri post-Twilight, i quattro romanzi che hanno venduto undici milioni di copie, seguiti da un effetto cascata con tutta una serie di libri che si stanno traducendo in tutta fretta – che vanno dal Diario di un vampiro, a True Blood (addirittura ho scoperto su di un blog una notizia che mi ha sconvolto, ossia che Harmony apre la collana “Paranormal”, tutte storie di grandissimi amori tra donne e vampiri) – non sono, questi vampiri, quelli proposti dalla Gargoyle; i vampiri vogliono rompere una norma sociale – un qualunque antropologo, così come un qualunque amante dell’horror, vi direbbe che la colpa più grave del morto che ritorna, il non-morto, è quella d’infrangere la paura più forte di una società – quella di aprire una porta che dovrebbe restare chiusa; i vampiri proposti dall’editoria negli ultimi dodici mesi (Gargoyle a parte) vogliono invece integrarsi, diventare come gli altri: vogliono la fidanzata, una bella macchina, la giacca di pelle – in pratica sono come Fonzie di Happy Days, ed è la parabola del classico eroe del teen–drama, con il bullo che infine si redime […] Edward Cullen di Twilight è così: non un morso e non il sesso prima del matrimonio; tanti regali con la carta American Express, e questo è il modello che sta diffondendosi in una tutta la letteratura pseudo-horror. Ciò è pericoloso, e Stephen King ci insegna che l’Horror è ben altro”. Quello di Loredana Lipperini, purtroppo, non è un falso allarme. Se c’è qualcosa di assolutamente abbietto e davvero difficile credere possibile, è che nell’horror, il genere apparentemente meno vulnerabile agli attacchi di certe odiose e conformiste contaminazioni, possa accadere o stia accadendo qualcosa di rovinoso e patetico simile a quanto si è visto verificarsi nella musica con la comparsa delle reginette del pop ed altri squallori. Claudio Vergnani, come ho già detto, è fra quelli che pur senza muovere guerra, arginano questo inquietante fenomeno della pseudo – letteratura Horror: “Il mio romanzo descrive un po’ una guerra fra poveri. Vale a dire che non vi si trova il solito vampiro impomatato, con il canino luccicante e l’occhio pronto a sedurre la fanciulla di turno; né cacciatori drammatici perché investiti dal terribile compito di dover assassinare vampiri, e che tuttavia sono gratificati da una realtà che li vede incarnare le “forze del bene”: nella mia particolare visione del mondo, credo che la maggior parte delle cose che facciamo nel “bene” come nel “male” vengono fatte per necessità; così, nel 18° Vampiro, i miei cacciatori sono personaggi che si ritrovano in una società dove non trovano nulla di meglio da fare che assumersi questo compito di cacciare ed uccidere vigliaccamente i vampiri, ossia di giorno, quando sono vulnerabili, ma come se fossero addetti ad un’impresa di derattizzazione.” Dopo aver ascoltato queste parole, ed evocando la letteratura che più mi sta a cuore perché particolarmente terribile – particolarmente horror, cioè – dove quanto è morale va in frantumi rivelandosi fragile illusione e il lieto, sdolcinato fine non è previsto - ho voluto chiedere a Claudio se i vampiri e gli anti-eroi del suo romanzo si ritrovassero a vivere necessariamente e loro malgrado una realtà ed una visione del mondo nichiliste. “Sì, mi viene da dirti di sì: nessuno combatte per uno scopo, c’è solo questa necessità, e si tratta di un ingranaggio che non si può ignorare – giacché di necessità si tratta – ma non c’è neppure mai l’illusione che quello che stai facendo sia qualcosa che devi davvero fare, bensì solo il ritrovarsi a farlo poiché di meglio non vi è nulla […] in una società che continuamente cerca di convincerti di qualcosa che spesso pone limiti alla nostra intelligenza, le persone che si muovono nel mio romanzo hanno se non altro un dolorosissimo, profondo ed onesto rapporto con il proprio senso critico – anche quando questo stesso senso critico dice loro che sono dei coglioni.”
Caludio Vergnani è uno scrittore esordiente, ma non pare tale. Ad avvertirci per primi, è stato Andrea Marcheselli: “Per la padronanza con cui gestisce la scrittura, ed il coraggio con cui ci consegna da subito un romanzo così originale ed innovativo sul tema del vampiro”. Non solo:a differenza di molti altri, ha qualcosa da dire. Non a caso, ovvero, vi è dell’originalità in questa sua prima fatica letteraria. Oserei dire che ciò è cosa buona e giusta, se non altro perché la comparsa del libro di Claudio, così come di quelli che l’hanno di recente preceduto (Manfredi, Tintori, Pezzini), hanno costretto la simpatica Loredana Lipperini a ringraziare, durante il suo intervento, il “Dio dell’Horror”. Sì, è stato un appuntamento piacevolissimo, quello della presentazione al Caffè dell’Orologio, e si è anche riso spesso di gusto. Ciò che pure va assolutamente ricordato, è l’intervento di Roberto Barbolini, che ha presentato il suo racconto Sade in drogheria, rivelando a taluni e ricordando ad altri che fra le tappe del viaggio in Italia del “Divin Marchese”, vi è stata anche Modena. Inoltre c’è stato l’intervento di Giovanni Scalambra, che ha recensito il libro brillantemente a voce, alimentando così la mia curiosità già di per sé notevole. Difatti, potrei dilungarmi ancora ed oltremodo in questo mio articolo, raccontando tutto quanto vi è stato di vincente e degno di nota nella presentazione del libro, così come negli interventi delle personalità che ho avuto la fortuna e l’onore di conoscere …ma ho un libro da leggere, un libro che voglio leggere, e che con tutta probabilità vorrò promuovere con entusiasmo e trasporto. Il 18° Vampiro di Claudio Vergnani.


Foto (dall’alto in basso): “Il 18° Vampiro”; il bar del “Caffè dell’Orologio”, location che ha una parte importante nel romanzo; Angelica Tintori e Bruno Maiorano (Ca’ delle Ombre); Roberto Barbolini, Loredana Lipperini, Claudio Vergnani, Andrea Marcheselli; tra il pubblico: Angelica Tintori, Bruno Maiorano, Paolo De Crescenzo (Editore Gargoyle), Costanza Ciminelli (Capo Ufficio Stampa Gargoyle); Bruno Maiorano e Claudio Vergnani; Bruno Maiorano con la sua copia de “Il 18° Vampiro”; ingresso del Caffè dell’Orologio; particolare del Caffè dell’Orologio; Bruno Maiorano e Costanza Ciminelli.

(Articolo a cura di) Bruno Maiorano