martedì 29 dicembre 2009

ARCHETIPI (di AA. VV. - Ed. XII)



Autore Autori Vari
Curatori Luigi Acerbi e Daniele Bonfanti
Illustratori Diramazioni
Anno 2009
Formato 338 pagine, 12 tavole a colori, brossura, con risvolti
Collana Camera Oscura - n.2
ISBN 978-88-95733-13-5
Prezzo 19,50 €


Gli archetipi sono forme immaginative, simboli di concetti ed istinti primordiali. Sono, secondo una definizione di Jung “… modelli funzionali innati costituenti nel loro insieme la natura umana” (Simboli della trasformazione in Opere vol.V Boringhieri To 1970).
Nel caso di questa stupenda antologia, pubblicata per i tipi di EDIZ. XII, basterebbe sostituire, nella definizione jungiana, la parola "natura" con "Paura" e il gioco è fatto!
Si, perchè davvero i 12 racconti contenuti in questo libro rappresentano la Summa di tutte le Paure umane. Qui i dodici bravissimi autori si sono confrontati, con ottimi risultati direi, con i dodici simboli/spauracchi dell'inconscio collettivo umano (nell'ordine dell'antologia: Il Male; il Diluvio Universale; la Vita/Morte; la Fenice; il Cannibalismo; l'Uomo Nero; le Sirene; il Concepimento; il Finito e l'Infinito; la Potenza della Natura e la Miseria umana; Ciò che si cela oltre il Velo del Visibile; le Religioni dell'Uomo).
Chiarito quanto detto sopra, ci si può immergere nel piacere della lettura di questi stupendi frammenti archetipici, partendo con la scarica di adrenalina malvagia (in puro King Style...) di "JAY.RTF", racconto ispirato alla demoniaca figura di Pazuzu (il demone assiro reso celebre dal film L'Esorcista) e all'innominabile NECRONOMICON di lovecraftiana memoria, scritto dal Re dell'Horror letterario italiano, Danilo Arona; continuando con "Il Diluvio", avventurosa e affascinante re-invenzione del Mito per eccellenza, con finale inquietante e sorprendente, scritto da uno dei due curatori dell'antologia, Daniele Bonfanti; e ancora, "La Nuova Era", del Pierrot Nero della Letteratura Horror Underground, Ian Delacroix,ambientato in una città carissima all'Autore, Praga, e ispirato alla terribile figura del Golem, che in questo racconto torna a vivere ancora una volta...e proseguendo con una Fenice incredibilmente potente, nascosta nel corpo di un'apparentemente fragile cantante lirica russa, prigioniera in un Gulag sovietico su un'isola del Mar Bianco, nel 1935 (il racconto "La Fenice" di David Riva); poi il tema del cannibalismo, in un mondo fantastico e alternativo, nel racconto "Fame di potere" di Giuseppe Pastore, uno dei migliori talenti emergenti "di genere" del momento; l'angosciante rivisitazione del tema dell'Uomo Nero, in un'oscura cornice di magia nera tzigana, in "Matmon" di Strumm; il lovecraftiano "Sirene", ambientato in terra sicula, di quell'altro grandissimo talento emergente che risponde al nome di Samuel Marolla; "Di madre in figlia", splendida storia di concepimenti alternativi e miserabili tentativi, da parte dell'uomo, di re-inventarsi nelle vesti di Dio, una novella futuristica e straziante di un'Autrice, Biancamaria Massaro, finalmente giunta a esprimersi in uno stile maturo, completo e molto personale! E si prosegue con il bellissimo racconto fantasy/sci-fi "Il cartografo" del bravissimo Alberto Priora, dove un redivivo Alessandro Magno, forte di un esercito raffazzonato e formato da elementi provenienti da diverse epoche e dimensioni, si trova faccia a faccia con gli enigmi che già avevano tormentato la sua breve vita "terrestre", su uno strano mondo fatto a forma di Nastro di Moebius; poi il pure-horror dell'immarcescibile Elvezio Sciallis, "Facile preda"; l'introspettivo e psicotico "Il buio sotto la pelle", di J. Romano; infine l'apocalittico, ultratecnologico "Una cosa sola" di un altro ottimo Autore, Luigi Acerbi, co-curatore dell'antologia.
Dodici storie, dodici Chiavi per sbloccare il nostro Inconscio, per proiettarci in quel Mare d'Incubo in cui tanto ci piacerebbe annegare, a noi fanatici cultori di storie dell'Orrore
Presentato con una prefazione di un'altro mostro sacro dell'horror all'italiana, Gianfranco Nerozzi, e illustrata con dodici meravigliose tavole a colori, autentiche opere d'arte create appositamente per l'antologia dai grandissimi Artisti dello studio grafico DIRAMAZIONI (Jessica Angiulli e Lucio Mondini), "ARCHETIPI" si piazza con lode tra i migliori testi di letteratura horror pubblicati nel 2009.
Da avere, a ogni costo!
(Recensione a cura di) Domenico Nigro

venerdì 25 dicembre 2009

BUON NATALE!!!



Lo staff di Ca' delle Ombre (Domenico Nigro, Bruno Maiorano, Susanna Angelino e Chiara Pani)augurano ai tutti i lettori di questo blog un felicissimo Natale!!!
A presto con nuove, terrificanti recensioni...

lunedì 21 dicembre 2009

L'ospite maligno / La stanza al Dragon Volant ( di Joseph Sheridan Le Fanu, Ed. Gargoyle Books) - Dal 17 dicembre 2009 in libreria


Gargoyle





presenta


L'ospite maligno / La stanza al Dragon Volant

di Joseph Sheridan Le Fanu
Traduzione e introduzione di Sandro Melani
Dal 17 dicembre 2009 in libreria


Tracce

L'ospite maligno: alla fine Settecento, il nobile Richard Marston, dopo aver sperperato gran parte del suo patrimonio per estinguere i debiti di gioco, ormai decaduto, si ritira a vivere, con la moglie e i due figli, nel Cheshire, presso la tenuta di Gray Forest, un'imponente magione di campagna circondata da un bosco vasto e selvaggio. Divenuto cupo e diffidente a causa del suo declassamento, l'uomo sembra trovare sollievo unicamente nell'isolamento: evita i signorotti del luogo ben più fortunati di lui ed è estremamente parco di affetto anche verso i familiari. Tollera a malapena la presenza estranea di Eugénie de Barras, l'ambigua istitutrice francese di sua figlia, mostrandosi refrattario a qualunque novità. È dunque con enorme contrarietà che Marston accoglie la notizia dell'arrivo di Sir Wynston Berkley, suo lontano e odioso parente. Una visita che si annuncia carica di cattivi presagi.

La stanza al Dragon Volant: 1815, poco dopo la disfatta di Napoleone a Waterloo, in piena restaurazione della monarchia borbonica, giunge a Parigi il giovane e facoltoso Richard Beckett, persuaso che la capitale francese possa portargli fortuna sia ai tavoli da gioco che in amore. In una sosta del viaggio, il gentiluomo inglese s'imbatte nei conti di St. Alyre, restando fulminato dalla bellezza della contessa. Determinato a rivedere la donna, Richard si affida al marchese d'Harmonville, ben inserito nella mondanità parigina, che gli consiglia di alloggiare a Versailles nella locanda del "Dragone volante", confinante proprio con la residenza dei conti. L'unica stanza dell'albergo rimasta, però, è rinomata per essere stata sfondo delle inquietanti sparizioni di chiunque vi abbia soggiornato. Il giovane sembra infischiarsene, ma sarà costretto a ricredersi, quando capirà di essere la vittima designata di un'ingegnosa quanto diabolica macchinazione.



Il libro

Rielaborazione di "Some Account of the Latter Days of the Hon. Richard Marston of Dunoran", storia d'ambientazione irlandese pubblicata a puntate sulla «Dublin University Magazine», tra l'aprile e il giugno del 1848, L'ospite maligno (The Evil Guest) uscì nel 1851 nella raccolta Ghost Stories and Tales of Mystery. Gargoyle lo propone per la prima volta ai lettori italiani nella traduzione di Sandro Melani, poiché il racconto è rimasto finora inspiegabilmente inedito in Italia.

La stanza al Dragon Volant (The Room in the Dragon Volant) fu pubblicato nel 1872, dapprima a puntate sulla rivista «London Society» e poi all'interno di quella che è probabilmente la più importante antologia di Le Fanu, ossia In a Glass Darkly, che comprende anche i racconti Green Tea, The Familiar, Mr Justice Harbottle e il celebre Carmilla.

Se ne L'ospite maligno il terrifico si fonde al mystery, conferendo alla narrazione le tonalità fosche della ghost story e richiamando tutti gli elementi del gotico dell'epoca, La stanza al Dragon Volant può leggersi anche come un breviario di "ars furfantesca" all'insegna di un esilarante humor nero, dove al giovane protagonista rubano la scena navigati professionisti del camuffamento e della doppiezza, che hanno fatto dell'impostura la propria raison d'être. In questo secondo racconto sono addirittura riscontrabili echi del teatro elisabettiano, rendendo possibile un accostamento con il Volpone di Ben Johnson

Sia ne L'ospite maligno che ne La stanza al Dragon Volant, continue sono le allusioni al soprannaturale, sebbene in essi non ci sia nulla di veramente tale e gli intrecci che legano i vari personaggi affondino, anzi, nella più bieca terrenità. Risiedono proprio in questa raffinata distonia tra cifra stilistica e contenuto il tratto distintivo di Le Fanu e la sua grandezza. La cornice gotica viene, dunque, aggiornata a favore di un dinamico rimescolio delle carte in tavola, dai risvolti imprevedibili: se non mancano sovvertimenti della realtà, torture psicologiche, misteri da svelare, famiglie di antica discendenza in balìa del disfacimento, manieri in rovina pieni di antri segreti, tutto però viene mosso da avidità, lotta per il denaro, arrivismo sociale e subdoli raggiri a scopo di lucro. Le Fanu risente a pieno, dunque, dello spirito del tempo, rivelando una poetica di profonda modernità. Esponente di quell'alta borghesia delle professioni, dell'economia e dell'amministrazione, in un contesto di rigida stratificazione sociale non priva di slanci paternalistici verso i ceti meno abbienti, Le Fanu è autore fortemente ancorato agli imperativi della sua epoca - grande dirittura morale, spirito di rinuncia e autocontrollo, esaltazione del lavoro e del sacrificio, stigmatizzazione del fallimento economico -, che diventano un corpus valoriale rintracciabile in filigrana in molte delle sue opere.



L'autore

Giornalista e scrittore irlandese, Joseph Sheridan Le Fanu è unanimemente riconosciuto tra i maestri della letteratura gotica. Snobbato dalla critica in vita, è stato riscoperto, agli inizi del Novecento, grazie soprattutto al lavoro critico di Montague-Rhodes James.

Nato a Dublino nel 1814, Le Fanu trascorre l'infanzia tra i villaggi di Chapelizod e Abington, nella contea di Limerick. Qui, vive a stretto contatto con una società rurale orgogliosa e imbevuta di superstizioni. La componente favolistica e fantastica, propria della cultura contadina irlandese, l'interesse per la demonologia e l'occultismo, nonché la fascinazione per l'opera del filosofo e mistico Emmanuel Swedenborg influenzeranno profondamente la sua poetica.

Nel 1832, Le Fanu intraprende gli studi in Legge presso il Trinity College di Dublino; tra il 1835 e il 1839, vengono pubblicati alcuni suoi racconti (The Ghost and the Bone-setter, The Furtunes of Sir Robert Ardagh e Schalken the Painter) sulla rivista «Dublin University Magazine», con cui Le Fanu continuerà a collaborare per tutta la vita, diventandone anche editore e proprietario. Dopo una breve esperienza nell'avvocatura e un matrimonio che lo lascia inconsolabile vedovo, nel 1858, Le Fanu si allontana dalla vita sociale per dedicarsi esclusivamente alla scrittura fino al 1873, anno della sua morte.

È autore di diverse antologie di racconti e di alcuni romanzi, tra cui i più importanti sono Lo zio Silas (1864, pubblicato per la prima volta in Italia da Gargoyle nel 2008) e Carmilla (1872), che narra di una vampira sensuale e affascinante, in odore di lesbismo, da cui sembra che lo stesso Stoker abbia tratto ispirazione per il suo Dracula.



Dall'introduzione:

Quello del sensation novel è un mondo che ha ormai perso ogni innocenza e cristallinità, un mondo costellato adesso di matrimoni infelici, spesso frutto di tiranniche imposizioni, relazioni adulterine, convivenze more uxorio che confinano con la bigamia, figli e parenti segreti, divorzi, vizi innominabili, instabilità psichiche che affondano le radici nel lontano passato familiare, disastri e rovesci economici, frodi e ricatti, manipolazioni testamentarie, cruenti omicidi e, a sovrastare tutto questo torbido magma, schiaccianti sensi di colpa che il più delle volte si cerca invano di tacitare con una tracotante e spavalda crudeltà.









Dati tecnici del volume:

Prezzo: 16 euro

ISBN: 978-88-89541-38-8

Pagg. 306

mercoledì 16 dicembre 2009

Le Cronache di Saint Germain (di Chelsea Quinn Yarbro, Ed. Gargoyle Books)



Gargoyle Books 2009
Traduzione di Flora Staglianò
Pag. 352 - hardcover - 16€
Codice ISBN: 978-88-89541-33-3

Torna nelle librerie italiane François Ragoczy di Saint-Germain, alchimista, illuminista e (millennario) vampiro gentiluomo creato dalla fervida fantasia della "Living Legend" tra gli scrittori horror internazionali, Chelsea Quinn Yarbro.
Questo sesto libro "italiano" della saga è un'antologia, contenente racconti che si snodano in varie epoche storiche. Racconti molto introspettivi, che chiariscono alcuni aspetti del misterioso Conte finora inediti, e che presenta un plus-valore che da solo vale il prezzo dell'intero volume: il racconto lungo "St. Germain a Padova", che parla della permanenza dell'antico vampiro gentiluomo presso l'Università della città veneta, perla artistica e culturale della nostra Penisola, nel XIV secolo. Un racconto emozionante che parla di Alchimia, di Amore e Nuove Conoscenze nello stile tipico di St. Germain. Un racconto che è una promessa mantenuta dall'Autrice, e fatta al pubblico italiano all'epoca del suo tour nel Belpaese (tra le altre cose, Chelsea partecipò in quel periodo a un evento letterario proprio a Padova, e fu li che si innamorò della città...)
Non un horror puro, ma comunque un libro che non può mancare nella collezione degli estimatori dell'affascinante Ragoczy, e un punto di partenza basilare per chi di St. Germain ha solo sentito parlare e volesse saperne di più...
(Recensione a cura di) Domenico Nigro

Trailer La Catena di Partenope (di Bruno Pezone, Ed. Boopen Led)

Trailer del nuovo romanzo di Bruno Pezone, LA CATENA DI PARTENOPE (Boopen Led), thriller esoterico che attinge a piene mani ai miti e alle leggende di Napoli (la celebre tradizione dell'Uovo di Virgilio Mago, la convergenza fra la Sirena Partenope e la figura di Santa Patrizia, l'inquietante storia di Pulcinella: membro della corte infernale di Persefone)...Presto la recensione su Ca' delle Ombre!

martedì 8 dicembre 2009

Finalmente Jack Ketchum!



Gargoyle Books
presenta

La ragazza della porta accanto
di Jack Ketchum
Traduzione di Linda De Luca
Con una Nota Finale di
Stephen King
Fino a che punto può spingersi il male?





Il libro. A vent'anni dalla sua prima pubblicazione, il capolavoro di Jack Ketchum, The girl next door, fonte di grande scalpore per gli argomenti trattati, viene finalmente proposto anche al pubblico italiano, dopo essere stato tradotto in greco, giapponese, tedesco, francese e ungherese. Il bestseller si ispira a una delle pagine più atroci della cronaca criminale americana: l'assassinio della sedicenne Sylvia Likens per mano di sua zia, Gertude Baniszewski (che l'aveva in affido assieme alla sorella minore) e dei suoi giovani cugini. Un fatto terribile, avvenuto nel 1965, che scosse gli Stati Uniti, e di cui non si è mai smesso di parlare, in quanto primo di una lunga e inquietante sequela di casi di segregazione violenta ai danni di minori. Ketchum si prende qualche licenza, spostando la storia dall'Indiana al New Jersey (dove è nato e cresciuto) e ambientandola nel 1958. Alla narrazione meglio si prestano, infatti, le tinte fosche del decennio maccartista quando la propensione della provincia americana a rinchiudersi insanamente in se stessa raggiunse il suo culmine, e quando - per usare le parole dello stesso Ketchum - "si era molto più isolati e soli di adesso".

L'orrore, in Ketchum, non ha alcuna origine sovrannaturale, risiede unicamente in quei comportamenti umani improntati al disconoscimento dei propri simili, nei processi dell'inconscio e della malattia mentale; celato soltanto dalla normale routine quotidiana, si svela progressivamente fino ad assorbire tutto ciò che è ad esso vicino, catapultando il lettore in un'atmosfera claustrofobia ed esasperata, dove mancano del tutto i limiti morali.

Attraverso uno stile che è un incisivo mix di asciuttezza e lirismo, Ketchum parla del passaggio dall'infanzia all'adolescenza, del disagio e dello smarrimento conseguenti, e dunque della necessità di una sorveglianza adulta discreta e autorevole nel contempo.

Nella breve vita violata di Meg Loughlin, la persona designata a tale sorveglianza è Ruth Chandler, ma Ruth agisce esattamente all'opposto di come una guida dovrebbe fare. Apparentemente apatica e incolore, la donna nasconde una personalità diabolicamente manipolatoria: mente, omette, intimidisce, incita alla perdizione, all'abuso di alcol, a un'iniziazione sessuale distorta. Nessuno contrasta la bruttura di tali azioni, che lei ordina di commettere e commette a sua volta: dall'altra parte ci sono solo ragazzini, alcuni dei quali sono suoi figli. La comparsa di Meg, giovanissima, bella, vitale e con un intero futuro davanti, ha su Ruth l'effetto di un detonatore di pulsioni distruttive: emerge tutto ciò che già c'era ma non si vedeva, una follia cattiva dovuta a un acido rancore e a una devastante misoginia.

Ricercata è l'angolazione adottata dall'autore per eludere l'efferatezza in eccesso propria della storia: David - l'io narrante - assiste alle torture descrivendole al lettore, in tal modo Ketchum descrive anche il coinvolgimento emotivo del ragazzino. Tuttavia quando David si costringe a non frequentare la casa dei Chandler per sottrarsi all'orrore che lì si consuma, il lettore viene preservato assieme a lui.

I meccanismi dell'assoggettamento, la complicità al male dovuta alla fascinazione del proibito, la deresponsabilizzazione verso il crimine per via del consenso adulto, la devianza dalla funzione genitoriale, dalla spensieratezza adolescenziale, dai ruoli sociali sono solo alcuni dei grandi temi che rendono La ragazza della porta accanto un romanzo difficile da dimenticare.



La trama. 1958, David Moran, 12 anni, vive in una cittadina rurale dello Stato del New Jersey. Il suo mondo ruota attorno a Laurel Avenue, strada senza uscita fittamente alberata, popolata di villette a schiera dove tutti si conoscono. I suoi migliori amici sono i fratelli Chandler che abitano nella casa accanto. Quando Meg e Susan Loughlin si trasferiscono a vivere dai suoi vicini, David è contento e incuriosito dell'opportunità di allargare le sue conoscenze femminili, sebbene Meg sia maggiore di lui di due anni. Le sorelle Loughlin hanno appena perso i genitori in un incidente d'auto, e sono state affidate a Ruth Chandler, loro lontana parente nonché madre di Donny, Willie e Woofer.

Ma Ruth nasconde un'insospettabile vena di sadismo e alienazione, che sfoga dapprima sottoponendo le ragazze a percosse sempre più violente, e poi dando vita a una serie di torture fisiche e psicologiche a cui anche i suoi figli prendono parte attiva. Sia David sia gli altri amichetti del vicinato divengono testimoni e, in qualche modo, complici delle terribili sevizie. La polizia accoglie con leggerezza le denunce di Meg: l'unica speranza per lei e la sorella è l'aiuto di David, che deve scegliere tra l'affetto per Meg e l'ossequio verso Ruth.








L'autore: Jack Ketchum (New Jersey, 1946) è lo pseudonimo di Dallas Mayr. Ex figlio dei fiori, già attore, cantante, insegnante, agente letterario, venditore di legname e barista, è sulla scena della narrativa horror statunitense da quasi trent'anni.

Autore prediletto di Stephen King, è stato più volte vincitore del "Bram Stoker Award" - massimo riconoscimento per la letteratura horror, conferito annualmente dalla Horror Writers Association, ha scritto numerosi racconti (le antologie Peaceable kingdom, 2002, e Closing time, 2007, hanno vinto il "Bram Stoker Award") e undici romanzi - tra cui Off spring (1980), The girl next door (1989), She walks (1989), Red (1995, Mondolibri 2009), Ladies's night (1997) e The lost (2001). Da Off spring , The girl next door, Red e The Lost sono stati tratti i film omonimi. Il romanzo The girl next door è stato portato sullo schermo nel 2007 dal regista Gregory Wilson, su sceneggiatura di Daniel Farrands e Philip Nutman; Red, diretto dal norvegese Trygve Allister Diesen e dal californiano Lucky McKee, è stato presentato nella selezione ufficiale del Sundance Film Festival 2008.

www.jackketchum.net







Da La ragazza della porta accanto:



[.] i nostri sentimenti verso Meg pian piano cambiarono. Dall'ammirazione per l'audacia e il sangue freddo dell'azione e per aver sfidato ufficialmente l'autorità di Ruth, passammo a un certo disprezzo. Come aveva potuto essere così sciocca da pensare che la polizia si sarebbe schierata contro un adulto, dalla parte di una ragazzina? Come aveva potuto non capire che avrebbe soltanto peggiorato la situazione? Come poteva essere così ingenua, così fiduciosa e così stupidamente credulona? [.] Era come se [.] Meg ci avesse sbattuto in faccia il fatto che in quanto ragazzini non avevamo il benché minimo potere. Essere "solo dei ragazzini" assunse un significato del tutto diverso, come un'inquietante minaccia di cui eravamo già consapevoli, ma su cui non avevamo mai dovuto riflettere davvero.





Ketchum su La ragazza della porta accanto:


Anche se le azioni dei personaggi sono malvage o immorali, resta sempre la possibilità di cambiare vita. È quello che succede a David, protagonista e voce narrante. Da parte mia, ho voluto indagare sia la luce che l'oscurità dell'uomo, così da vederle entrambe e poter fare scelte più consapevoli.




Dalla Nota Finale di Stephen King:


...non esiste scrittore che, dopo aver letto Ketchum, possa evitare di restarne influenzato, così come non c'è lettore, anche non necessariamente appassionato di genere, che dopo essersi imbattuto in un suo lavoro possa facilmente dimenticarsene. Ketchum è diventato un archetipo. Lo è diventato sin dal suo primo romanzo, Fuori stagione... e si è confermato tale fino a La ragazza della porta accanto, che ne ha segnato la consacrazione.





Special e interviste:





http://www.wuz.it/recensione-libro/3949/ragazza-porta-accanto-jack-ketchum.html
http://www.wuz.it/intervista/3948/jack-ketchum-quentin-dunne-stephen-king.html




http://www.close-up.it/spip.php?article5529
http://www.close-up.it/spip.php?article5524
http://www.close-up.it/spip.php?article5525




http://www.thrillercafe.it/intervista-a-jack-ketchum/







Dati tecnici del volume:

Prezzo: 17 ?

ISBN: 978-88-89541-37-1

Pagg. 296









Costanza Ciminelli



ufficiostampa@gargoylebooks.it


06-35 34 76 49
www.gargoylebooks.it

martedì 1 dicembre 2009

DORIAN GRAY (di Oliver Parker)



Dorian Gray è una pellicola diretta da Oliver Parker e uscita nelle sale cinematografiche il 27 novembre 2009. Il film ovviamente trae ispirazione dal più famoso romanzo di Oscar Wilde, ovvero "Il Ritratto di Dorian Gray", pubblicato per la prima volta nel luglio del 1890 sulla rivista Lippincott's Monthly Magazine. Il regista, noto estimatore dell'autore, ha già portato sul grande schermo due opere di Wilde, ovvero "L'importanza di chiamarsi Ernest" e "Un marito ideale".
La storia è conosciuta ai più: Dorian Gray, giovane attraente dalle grandi aspettative, approda nella Londra del XIX secolo in quanto ereditere degli averi di un suo zio. Nella grande metropoli conoscerà moltissime persone tra le quali vanno annoverate Basil Hallward, giovane artista rimasto incantato dal fascino del giovanotto e Lord Henry Wotton, cinico e affascinante gentiluomo che subito nota in Gray un enorme potenziale.
Basil (il quale comincia a nutrire dei sentimento per Dorian) decide di ritrarre il giovane in un dipinto, che diventerà il capolavoro dell'artista. Attraverso il dipinto, ammirato e osannato da tutti, Dorian capisce il valore della bellezza e l'importanza di essere giovani e da il via in questo modo ad uno strano giuramento: darebbe qualsiasi cosa in cambio pur di restare giovane e attraente per sempre.
Detto fatto, si potrebbe dire. Il dipinto comincia ad assorbire tutte le nefandezze di Gray, spinto all'edonismo più estremo dallo stesso sir Henry, il quale invece di dissuadere il giovanotto lo invoglia e lo spinge a godere di tutti i piaceri della vita. Gray capisce di essere cambiato quando rimarrà impassibile persino di fronte all'orrenda morte dell'unica persona che abbia davvero amato, Sybil Vane(la quale deciderà di suicidarsi dopo aver scoperto il tradimento del suo amato.)
Più Dorian compie scelleratezze, più il dipinto cambia, trasformandosi dal ritratto di un affascinante giovane ingenuo, in un mostro che ben presto risulterà essere il suo alter ego malvagio.
Dopo aver compiuto un atto di assoluta brutalità nei confronti di Basil,Dorian decide di scomparire e far perdere le sue tracce. Nel frattempo scriverà diverse lettere al suo mentore che, a confronto del suo discepolo, invecchia e avrà anche una figlia.
Ritornato a Londra dopo circa quindici anni d'assenza, Dorian verrà accolto con assoluto stupore dai suoi vecchi amici e dallo stesso sir Henry che non lo vede invecchiato di una virgola. Nel corso del tempo e anche grazie all'amore nei confronti di Emily (figlia di Lord Wotton), Gray deciderà di redimersi ma ormai sarà troppo tardi.
"Il ritratto di Dorian Gray" di Wilde è sicuramente una delle opere letterarie più affascinanti e di più difficile comprensione di tutti i tempi quindi è sicuramente da apprezzare lo sforzo del regista di reinterpretare questo classico della letteratura. Da apprezzare sono sicuramente anche l'interpretazione del giovane Ben Barnes (già visto nel ruolo del principe Caspian che, benchè diverso fisicamente dal Gray originale, sa ben incarnare lo spirito del personaggio) e l'eccellente fotografia. Il film però non è esente da critiche. Innanzitutto lo sceneggiatore Toby Finlay ha affernato di essersi ispirato per questo Dorian Gray alla figura di Mick Jagger dando alla pellicola dei toni diversi rispetto a quelli del romanzo, molto più moderni e rock n'roll, perdendo l'aria cupa e raffinata della Londra Vittoriana. Oltretutto sir Henry, che nel romanzo è una specie di chiave di volta, nella pellicola assume un ruolo quasi marginale mentre la figura di Basil, oltremodo importante nell'opera di Wilde, viene quasi relegata nel dimenticatoio, facendo fugaci apparizioni. La pellicola in generale manca del pathos e dell'inquietudine romantica del romanzo, soffermandosi troppo sulla vita che Dorian deciderà di intraprendere poco dopo essere giunto a Londra, facendosi sfuggire il vero senso che l'opera di Wilde voleva donare ai posteri ovvero: da una parte l'eterna giovinezza come sinonimo di potere assoluto e dall'altra l'eternità dell'arte.Indi consiglio a coloro che hanno letto il capolavoro di Wilde di godersi la pellicola senza troppe pretese mentre coloro che non hanno letto il romanzo sicuramente troveranno il film piacevole e abbastanza scorrevole.

(Recensione a cura di) KIRA YAGAMI/Susanna Angelino




Titolo originale: Dorian Gray
Genere: Drammatico / Noir / Horror
Durata: 112 min.
Data uscita nei cinema: 27/11/2009
Distributore: Eagle Pictures
Produttore: Ealing Studios/Fragile Films
Regista: Oliver Parker
Sceneggiatori:Toby Finlay,Oscar Wilde (romanzo)

Personaggi:
Ben Barnes:Dorian Gray
Colin Firth :Lord Henry Wotton
Rebecca Hall:Emily Wotton
Emilia Fox:Lady Victoria Wotton
Rachel Hurd-Wood:Sybil Vane
Ben Chaplin:Basil Hallward
Douglas Henshall:Alan Campbell
Caroline Goodall :Lady Radly
Fiona Shaw:Agatha
Maryam d'Abo:Gladys
Jo Woodcock:Celia Radley
Michael Culkin:Lord Radley




Il Prescelto vs. The Wicker Man




Premetto che mi sono avvicinata a questo film, Il Prescelto, di Neil LaBute, rifacimento di The Wicker Man ("L'Uomo di Paglia", Robert Hardy,1973, con una certa dose di curiosità e attitudine ottimistica, nonostante si tratti di un remake, oggetti cinematografici ambigui a cui di solito guardo con forte diffidenza.

Predisposizione positiva ispirata anche dal nome del regista, il LaBute di cui ho amato il crudele "Nella Società degli Uomini" e lo sgangherato e folle "Betty Love", e ovviamente curiosa di vedere cosa sarebbe potuto risultare dal ricostruire (in questo caso nell’accezione di attualizzare) una pellicola affascinante e bizzarra nella più pura accezione del termine come "The Wicker Man", titolo di culto targato 1973.

Purtroppo tutte le mie buone intenzioni si sono spente come una torcia senza pile ancora prima di arrivare a metà film: tutto ciò che aveva reso l'originale degno di interesse e unico nel suo genere è completamente sparito, con un Nicholas Cage che pare non saper bene da che parte girarsi, nel mezzo di un racconto rimaneggiato in maniera a dir poco confusa e maldestra: a cominciare dalla location, originariamente un'isola della Scozia, ora sbalzata nel Pacifico, fino ad arrivare allo scempio compiuto sulla sceneggiatura.

Nel film di Hardy il protagonista (o meglio, uno dei protagonisti) era il classico poliziotto tutto d’un pezzo e ciecamente devoto alla legge il quale, durante la ricerca di una bambina scomparsa, si trova a dover fare i conti con quest'isola/mondo-a-parte popolata da una comunità di personaggi sinistramente eccentrici, con scene splendidamente grottesche (la cerimonia in maschera su tutte,che nel remake diventa ridicola o peggio, risibile) e sulla quale troneggia il capo del villaggio, un magnifico Christopher Lee, il tutto innaffiato da un sensualità fortissima e più che sottilmente malsana(con Ingrid Pitt e Britt Ekland a farne da icone).

In questo film del 2006 lo splendido oggetto originale si tramuta in una patacca, con Cage sempre al servizio della legge a cui fa da intermediaria la scontata figura di una ex fidanzata, abitante dell'isola, che ovviamente lo implora di ritrovare la famigerata bambina perduta.

Il complotto di sottofondo è quanto di più inutile e prevedibile si possa immaginare, con il formidabile e sensuale Lee sostituito da una pur sempre molto brava (e ovviamente sprecata) Ellen Burstyn che non riesce purtroppo ad avere un briciolo della forza del personaggio originario nel simboleggiare un microcosmo qui diventato forzosamente un matriarcato e dove la componente sessuale che impregnava, maligna e avvolgente, il primo film, si tramuta in una serie di ammiccamenti a buon mercato buttati allo sbaraglio qua e là, sprecando la presenza di una Leelee Sobieski che avrebbe potuto essere perfetta e che invece pare capitata nel film per caso dopo aver sbagliato set.

Anche il vero protagonista, L'Uomo di Paglia, inquietante Golem pagano che domina l'isola e che era il baricentro pregno di forza oscura del primo film, qui diventa un pupazzone raffazzonato che viene inquadrato per due minuti scarsi e che sembra piazzato lì anch’esso per errore.

Un remake assolutamente inutile e fastidioso, che ci si augura però possa avere una conseguenza positiva: far conoscere il vero The Wicker Man a chi (e non è una minoranza) non abbia già avuto l’opportunità di vederlo e apprezzarlo, mostrandone così le profonde differenze e palesando, per l'ennesima volta, che una buona idea vale molto di più di un’infinità di dollari di budget buttati nell’immondizia.

(Recensione a cura di) ARAKNEX NEXUS/Chiara Pani


IL PRESCELTO: SCHEDA TECNICA
Cast tecnicoRegia:Neil Labute
Sceneggiatura:Neil Labute
Musiche:Angelo Badalamenti
Fotografia:Paul Sarossy
Montaggio:Joel Plotch
CastSister Summersisle: Ellen Burstyn
Dr. Moss: Frances Conroy
Willow Woodward: Kate Beahan
Edward Maulis: Nicolas Cage
DatiTitolo originale:The Wicker Man

Anno:2006

Nazione:Germania / Stati Uniti d'America

Distribuzione:Medusa

Durata:97 min

Data uscita in Italia:01 dicembre 2006

Genere:thriller


THE WICKER MAN: SCHEDA TECNICA
Titolo originale: The Wicker Man
Lingua originale: {{{linguaoriginale}}}
Paese: Gran Bretagna
Anno: 1973
Durata: 88 min
Colore: colore
Audio: sonoro
Rapporto: {{{ratio}}}
Genere: horror
Regia: Robin Hardy
Soggetto: Anthony Shaffer e David Pinner (uncredited)
Sceneggiatura: Anthony Shaffer
Produttore: Peter Snell
Produttore esecutivo: {{{produttoreesecutivo}}}
Casa di produzione: British Lion Films
Distribuzione (Italia): {{{distribuzioneitalia}}}
Storyboard: {{{nomestoryboard}}}
Art director: {{{nomeartdirector}}}
Character design: {{{nomecharacterdesign}}}
Mecha design: {{{nomemechadesign}}}
Animatori: {{{nomeanimatore}}}
Interpreti e personaggi
Edward Woodward: Sergeant Howie
Christopher Lee: Lord Summerisle
Diane Cilento: Miss Rose
Britt Ekland: Willow
Ingrid Pitt: Librarian
Lindsay Kemp: Alder MacGregor
Russell Waters: Harbour Master
Aubrey Morris: Old Gardener / Gravedigger
Irene Sunters: May Morrison
Walter Carr: School Master
Ian Campbell: Oak
Leslie Blackater: Hairdresser
Roy Boyd: Broome
Peter Brewis: Musician
Barbara Rafferty: Woman with Baby
Juliet Cadzow: Villager on Summerisle
Ross Campbell: Communicant
Penny Cluer: Gillie
Michael Cole: Musician
Kevin Collins: Old Fisherman
Geraldine Cowper: Rowan Morrison
Ian Cutler: Musician
Donald Eccles: T.H. Lennox
Myra Forsyth: Mrs. Grimmond
John Hallam: P.C. McTaggert
Alison Hughes: Fiancée to Howie
Charles Kearney: Butcher
Fiona Kennedy: Holly
John MacGregor: Baker
Jimmy MacKenzie: Briar
Lesley Mackie: Daisy
Jennifer Martin: Myrtle Morrison
Bernard Murray: Musician
Helen Norman: Villager on Summerisle
Lorraine Peters: Girl on Grave
Tony Roper: Postman
John Sharp: Doctor Ewan
Elizabeth Sinclair: Villager on Summerisle
Andrew Tompkins: Musician
Ian Wilson: Communicant
Richard Wren: Ash Buchanan
John Young: Fishmonger
S. Newton Anderson: Landers (uncredited)
Paul Giovanni: Musician (uncredited)
Robin Hardy: Minister (uncredited)

Doppiatori originali:
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Doppiatori italiani:
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Episodi:

Fotografia: Harry Waxman
Montaggio: Eric Boyd-Perkins
Effetti speciali:
Musiche: Paul Giovanni e Gary Carpenter
Tema musicale: {{{temamusicale}}}
Scenografia: Seamus Flannery