lunedì 25 gennaio 2010

Gli archivi di Dracula (di Richard Rudorff, Ed. Gargoyle Books). Prossimamente in libreria!



"Per decenni, il pubblico dei lettori e dei cinefili ha rabbrividito al cospetto delle imprese del vampiro piu' famoso della storia, Dracula. Fino ad oggi, tuttavia, si e' sempre saputo molto poco del passato del Conte sanguinario, e in particolare delle circostanze che determinarono la sua trasumanazione verso la diabolica condizione di non-morto. Dalla parentela con la Contessa Elizabeth Bathory, passando per le guerre contro i turchi e fino ad arrivare alle indagini su di lui condotte dal Professor Arminius, in questo prequel del 'Dracula' di Bram Stoker, la spaventosa saga del casato di Vlad viene finalmente alla luce. I diari e gli scambi epistolari dei protagonisti di questa avventura occorsa alcuni anni prima delle gesta di Van Helsing e Jonathan Harker, porteranno il lettore a spasso per i secoli, conducendolo infine verso la verita' che nessuno ha mai osato rivelare. Ecco che cosa accadde a coloro che si imbatterono nelle vicende del Signore delle Tenebre, e a coloro che si ostinarono a tentare di svelarne il mistero."

Per saperne di più: http://www.gargoylebooks.it/site/content/gli-archivi-di-dracula

E giunse un Pazzo in Ca' delle Ombre...VALERIO BONANTE



Una nuova, sinistra presenza si aggira fra le tenebrose mura di Ca' delle Ombre: cantante brutal death in stile Cannibal Corpse, scrittore ributtante come pochi (il suo abominevole e-book di racconti, "La Sindrome da Defecazione Mostruosa", è ancora scaricabile a questo link: http://www.ebookgratis.net/files/ebook113.pdf ), studente di medicina, artista maledetto a tutto tondo, Valerio Bonante approda sul nostro blog nella veste di recensore letterario. Smesse (apparentemente)le scaglie di demone sulfureo che avevamo conosciuto anni fa sul sito The Gate/Il Cancello, sotto lo pseudonimo di VARG, si presenta al piccolo pubblico di questo blog con poche, dimesse parole: '...Valerio Bonante, barese, ama l'arte in qualsiasi sua forma. Non crede nelle classificazioni, per cui non ha generi preferiti. Se proprio volessimo trovarlo, il suo genere preferito è tutto ciò che riesca ad affascinarlo. Ha un occhio di riguardo, però, per quanto è comunemente etichettato come “estremo”, “strano” e “fuori dagli schemi”. Convinto oppositore delle Accademie, sostiene una scrittura libera da schemi...'
Benvenuto, Valerio. Speriamo di non doverci pentire di averti fatto salire a bordo :))))))...

martedì 19 gennaio 2010

THE VAMPIRE HAPPENING a Fnac Napoli !!! (mercoledì 20 gennaio 2010, dalle17.30 alle 19.30)



In occasione dell'uscita del volume di Simonetta Santamaria "VAMPIRI – DA DRACULA A TWILIGHT”, edito da Gremese, L’associazione Mondo Cult presenta “The Vampire Happening”, kermesse del brivido in compagnia di tutti coloro che adorano le Creature della Notte.

Nel corso dell’Evento:

- filmati tratti dalle più recenti serie tv realizzate in tema negli USA (TRUE BLOOD e THE VAMPIRE CHRONICLES) e news/anticipazioni su ECLIPSE, terzo capitolo cinematografico della saga di TWILIGHT, attualmente in preparazione.

- autentiche creature della notte presenti in sala, cortesemente offerte dalle Associazioni BHC COSPLAY, CAMARILLA ITALIA, VAMPIRI LIVE ARCADIA

Intervengono, con l’Autrice:

GIUSEPPE COZZOLINO, vampirologo e presidente di www.mondocult.it

FABIO MAIELLO, critico cinematografico e musicale

AMBROGIO DI RENZO, coordinatore del Progetto IL PONTE TRA I TEMPI.

Ca' delle Ombre sarà presente!!! Non perdetevi il reportage che ne seguirà...

Vi aspettiamo numerosi!!! Muniti di crocifisso e pali di frassino, ovviamente ;-)

Simonetta Santamaria,
VAMPIRI - da Dracula a Twilight
Collana: Saggi Illustrati
pagg. 192, Euro 19.50
Il volume illustra in modo approfondito e dettagliato l'evoluzione che le più amate e temute creature delle tenebre hanno avuto nel tempo, soffermandosi in particolare sul ruolo da esse svolto nel mito e nel folklore mondiale, nella letteratura e nel cinema. Dal tenebroso conte Dracula al deforme Nosferatu, dal cinico Lestat de Lioncourt di Intervista col vampiroal "morale" Edward Cullen della recente saga di Twiilight, vengono qui presentate le caratteristiche fisiche e comportamentali dei più famosi vampiri entrati nell'immaginario collettivo. Non manca, inoltre, la descrizione dei metodi più efficaci per tenere alla larga queste creature o addirittura per ucciderle, qualora si volesse intraprendere la carriera di vampire slayer.

L’autrice:
Simonetta Santamaria, giornalista e scrittrice specializzata nel genere horror, è stata definita dal quotidiano «la Repubblica» come "una delle signore della suspense made in Italy"

note:
✓Storia, leggende, folklore, letteratura, cinema: un volume che illustra ogni aspetto del vampirismo in modo piacevole e brioso
✓Numerose illustrazioni, stile conciso, grafica accattivante: un testo adatto ai lettori di ogni età

Drag Me To Hell (di Sam Raimi)



“Drag me to Hell” è un film horror diretto da Sam Raimi, uscito nelle sale cinematografiche italiane l'11 settembre 2009.
La pellicola è stata presentata al festival di Cannes del 2009 nella sezione Proiezioni di Mezzanotte e segna il ritorno di Raimi al genere che lo ha consacrato (l'horror, per l'appunto).
L'idea di “Drag me to Hell” è nata nel lontano 1989 dalle menti di Sam e del fratello Ivan Raimi durante le riprese di “Darkman”, successivamente accantonata dal regista per dedicarsi ad altro.
La pellicola narra delle vicende di Christine Brown, giovane e fragile impiegata di una banca la quale si troverà a prendere una decisione difficile quando le si parerà davanti la vecchia signora Ganush. La donna infatti implora la giovane impiegata per ottenere una nuova proroga del prestito per il mutuo della casa ma Christine, che auspica una promozione, si vede quasi costretta a negare alla signora la proroga (spinta quasi dalle parole del suo capo che la invoglia ad essere più dura nelle sue decisioni). Da qui per Christine non ci sarà più tregua. Infatti, la Ganush, dedita alle Arti Oscure, la aspetta nel parcheggio della banca (dando vita a un'esilarante scena di pseudo inseguimento) e dapprima la aggredisce, sradicandola letteralmente dal sedile della macchina, e poi le scaglia contro una maledizione. La giovane non riesca a comprendere il senso dell'accaduto e in effetti si sente molto confusa. Al ritorno a casa si imbatterà nel negozio di un veggente al quale chiederà spiegazioni. Egli le dirà che qualcuno le ha lanciato una maledizione (invocando uno dei demoni più feroci,
ovvero Lamia) e che avrà all'incirca tre giorni per tentare di liberarsi dall'orribile fardello, altrimenti Christine andrà dritta all'Inferno.Da qui comincia la lotta per la vita della giovane, dando il via a un vertiginoso sali e scendi della pellicola, paragonabile quasi ai tanto amati roller coaster americani.
Il ritorno all'horror poteva essere un grande buco nell'acqua per Sam Raimi, dopo i profitti piuttosto elevati ottenuti dai vari “Spiderman” e quindi dopo il cambio di rotta (avvenuto in particolar modo dopo l'Armata delle Tenebre). Invece non è stato così. “Drag me to Hell”, infatti, è a mio avviso il film horror maggiormente riuscito per quanto riguarda il 2009 per diversi e molteplici aspetti.Innanzitutto per la trama, che riesce a tenere lo spettatore incollato alla poltrona in un saliscendi di ansia, terrore, comicità e scene al limite del grottesco (infatti non mancano copiosi spruzzi di sangue e liquami gastrici di diverso tipo) . In altre pellicole questo corollario di forma diversa avrebbe potuto annoiare o infastidire e invece Raimi (che ha puntato ad uno scopo ben preciso) ritorna al sui vecchio stile in modo impeccabile (con tanto di strizzatine d’occhio alle suo opere più famose tra le quali “La Casa 2” e la già citata “Armata delle tenebre”). In effetti, la cara Alison Lohman che interpreta Christine Brown, ben riesce ad incorporarsi al suo personaggio. Da fragile e quasi scialba persona che lotta per avere una promozione(di animo buono, ma che pur di passare ad un livello superiore, si vede costretta a far tacere la propria coscienza) alla trasformazione in donna che lotta per avere salva la vita e che non avrà più paura alcuna. Si pensi infatti ad una delle scene finali ambientata al cimitero, quando la Brown affronta da sola la salma della imperterrita signora Ganush ( che adora perseguitare la giovane anche da morta…) rischiando di perdere quasi la vita. Impeccabile oltretutto Lorna Raver che interpreta con maestria la vecchia gitana Sylvia Ganush (tra inseguimenti, maledizioni, e persecuzioni post-mortem) e Justin Long,che interpreta il fidanzato della Lohman e che è già una vecchia conoscenza dell'horror (vi ricordate il ragazzino protagonista di “Jeepers Creepers”?) Azzeccatissimi quindi anche gli effetti speciali e il montaggio veloce del sapiente Bob Murawski. In definitiva “Drag me to Hell” non è per niente un horror scontato e tende a virare verso lidi diversi rispetto agli horror europei di ultima generazione (più introspettivi e che non lasciano quasi spazio all'ironia). Di certo la pellicola non dispiacerà agli amanti dell'horror vecchio stampo e agli estimatori del caro Raimi che possono esultare al ritorno del maestro sui suoi 'vecchi passi'.
(Recensione a cura di) Kira Yagami/Susanna Angelino


Titolo originale: Drag Me to Hell
Lingua originale: inglese
Paese: USA
Anno: 2009
Durata: 99 min
Colore: colore
Audio: sonoro
Genere: horror
Regia: Sam Raimi
Sceneggiatura: Ivan Raimi, Sam Raimi
Produttore: Robert Tapert, Sam Raimi, Grant Curtis
Produttore esecutivo: Joe Drake, Nathan Kahane, Joseph Drake
Casa di produzione: Ghost House Pictures, Buckaroo Entertainment
Distribuzione (Italia): Universal Pictures
Interpreti e personaggi

* Alison Lohman: Christine
* Justin Long: Clay
* Lorna Raver: Mrs. Ganush
* David Paymer: Mr. Jack
* Dileep Rao: Rahm Jas
* Reggie Lee: Stu Rubin

Fotografia: Peter Deming
Montaggio: Bob Murawski
Musiche: Christopher Young
Premi:
* 2 Scream Awards 2009: Best Horror Movie e Best Scream-Play




martedì 12 gennaio 2010

L'OSPITE MALIGNO - LA STANZA AL DRAGON VOLANT (di Joseph Sheridan Le Fanu, Ed. Gargoyle Books)



L’ospite maligno; La stanza al Dragon Volant di Joseph Sheridan Le Fanu (The evil guest, 1851; The room in the Dragon Volant, 1872)
Traduzione Sandro Melani
Gargoyle, collana Gargoyle Books 26
pagg. 303
euro 16,00
ISBN 978-88-89541-38-8

“Marston camminava da solo a grandi passi nei recessi più selvaggi, bui e solitari del parco, perseguitato dai suoi empi pensieri e, forse, da quegli altri influssi maligni e ultraterreni che vagano, come sappiamo, nelle lande deserte. In quei luoghi appartati fu colto dall’oscurità e dal gelo della notte.” Una graziosa, crepuscolare citazione dal primo racconto di questo libro, “L’ospite maligno”. Benvenuti dunque nel Cheshire, contea dell’Inghilterra settentrionale. Qui si erge una maestosa, aristocratica e tuttavia decadente dimora di campagna, nel bel mezzo di inospitali, inquieti boschi; “A questo luogo antico, malinconico e desolato, per contraddistinguerlo, daremo il nome di Gray Forest.” È la dimora, nonché il ritratto stesso, di un uomo la cui personalità è sulla via di un oscuro e ossessionato declino: il nobile Richard Marston, che vi si ritira, insieme alla moglie e i due figli, dopo aver sperperato il proprio patrimonio per estinguere i debiti di gioco e subito un declassamento in cui pare esserci tutta la ragione della sua malinconica misantropia. Il passato di Marston presenta però diversi altri motivi per aver ragione di nutrire una simile, esagitata predisposizione di spirito, e si ripresentano tutti il giorno in cui il cugino Sir Wynston Berkley si autoinvita a Gray Forest, finendo con il disgregare una quiete domestica, quotidiana, ch’era solo apparente. In questo progressivo sgretolarsi della commedia eretta reprimendo invano i propri demoni – bigamia, adulterio, omicidio - svetterà la figura di Eugénie De Barras, giovane e ambigua istitutrice francese, che potrà ammirarsi ben presto come “l’incarnazione dell’angelo caduto – sola, eretta, con il petto ansante e le guance in fiamme – bella, pensosa, colpevole.”
La stanza al Dragon Volant: “Ci vuole una lunga familiarità con la colpa, per domare completamente la natura e soffocare i segni esteriori dell’inquietudine che sopravvivono a tutto quel che c’è di buono.”
1815. Il giovane e facoltoso Richard Beckett entra in possesso di una grossa somma di titoli e obbligazioni e, profittando della disfatta di Napoleone a Waterloo, raggiunge la capitale francese entrando a far parte della “illuminata congrega di viaggiatori inglesi desiderosi di arricchirsi la mente recandosi all’estero” . Nel caso di Richard, si tratta di un spirito d’avventura che mira a collezionare soddisfazioni nella vita mondana, dove spera d’esser presto lusingato in amore così come nella fortuna nel gioco. E in effetti ha di che innamorarsi subito, ardentemente, durante un soccorso prestato a una carrozza in difficoltà e imbattendosi così nella contessa di St. Alyre. Il gentiluomo inglese si adopererà per conoscere l’identità della donna che gli infiamma le gote, e seguirà poi il consiglio del marchese d’Harmonville di alloggiare alla locanda “Dragon Volant”, trovandosi questa nelle immediate vicinanze della residenza dei conti. L’unica stanza libera alla locanda è però quella nota per essere, in un qualche modo ignoto ed inquietante, responsabile della sparizione di chiunque finisca con il soggiornarvi. Incurante, il giovane Beckett si scoprirà poi invischiato in una congiura che lo designa come vittima di crudeltà tutt’altro che timide…
La Gargoyle Books presenta The Evil Guest (1851) e The Room in the Dragon Volant (1872), e diffonde così un romanzo finora inedito in italia; cosa non da poco, trattandosi nientemeno che di Joseph Sheridan Le Fanu, maestro della Ghost-Story di cui Montague-Rhodes James volle dichiararsi “discepolo”. I due deliziosi romanzi brevi, superbamente narrati, si presentano come riepilogo e talamo di quanto fino ad allora si era giunti a fare nella narrativa gotica, e finiscono per aggiornarla spingendone in fuori con forza i tratti salienti e quegli ingredienti che possiamo dire vincenti, sebbene ci si ritrova a un tempo fra pagine che soffrono un po’ di quella tradizione della Radcliffe lamentata da Lovecraft – “l’abitudine al disincanto, che distrugge l’effetto delle visioni macabre con una spiegazione naturale” - la cui assenza in altri scritti di Le Fanu consentì al discepolo Montague Rhodes James di arguire : “Non è inopportuno lasciare talvolta aperta la scappatoia di una spiegazione naturale, ma, direi, fate in modo che sia tanto stretta da non essere praticabile.” Un libro che non deluderà in nessuna delle sue pagine l’aspettativa di un’esperienza piacevolissima, elegante, intrigante, e che vi catapulterà nel Classico della letteratura costringendovi in una deliziosa nostalgia di quell’arte di allora, così divinamente ispirata.
Joseph Sheridan Le Fanu (1814 -1873) fu romanziere, poeta e giornalista. La sua produzione letteraria è composta da nove romanzi e numerosi racconti; la sua fama è dovuta innanzitutto ai racconti del Soprannaturale divenuti poi classici, quegli stessi che indussero M.R. James ad asserire: “Le Fanu sta assolutamente in prima fila tra gli scrittori di racconti di fantasmi: nessuno riesce ad allestire il palcoscenico meglio di lui; nessuno meglio di lui sa aggiungere il dettaglio efficace.” La sua creazione più famosa è il medico tedesco Martin Hesselius, investigatore dell’incubo ante-litteram. Nel capolavoro “Carmilla”, Hasselius incontra una creatura straordinaria: una vampira, seducente, affascinante e in odore di lesbismo, cosa, per l’epoca, a dir poco scandalosa. Di Le Fanu la Gargoyle Books ha già pubblicato il bellissimo romanzo “Lo Zio Silas”.

(recensione a cura di) Bruno Maiorano

venerdì 8 gennaio 2010

RITORNO A BASSAVILLA (di Danilo Arona, Edizioni XII)



Autore Danilo Arona
Anno 2009
Formato 192 pp, brossura, con risvolti
Collana Eclissi - n. 5
ISBN 978-88-95733-12-8
Prezzo 12,00 €



Quand’anche si fosse riflettuto abbastanza, dopo averlo letto molto attentamente, sulla reale natura di un libro come “Ritorno a Bassavilla”, nel momento in cui ci si accinge a scrivere una adeguata recensione, ci si accorge, con gli occhi pieni di sgomento fissi sul monitor del PC, che le idee non sono affatto chiare, e che qualunque cosa si vada a scrivere, si rischia di mancare miserabilmente il cuore della verità. Anche se di verità assolute (ed è questa l’unica verità certa del libro…), qui non ce n’è.
Intanto, andiamo a sfrondare, procediamo per esclusione. Cosa non è “Ritorno a Bassavilla”? Non è un romanzo. Non è un’antologia di racconti. Ne, tantomeno, un qualsivoglia seguito di quelle “Cronache di Bassavilla” che fondamentale importanza hanno avuto nella carriera di horror writer del Mostro… ooops… Nostro Danilo Arona. Almeno, a istinto, non credo che lo sia, anche se devo ammettere (dolorosissimamente) che io quel testo fondamentale me lo sono perso…
Dunque, tecnicamente, potremmo definire questo libro una sorta di taccuino, un guazzabuglio di idee, di spunti e riflessioni, ritagli di cronaca, schizzi di personaggi, considerazioni, in merito a Bassavilla, la Castle Rock (no, che dico? La Arkham! Anzi no…la Dunwich!) italiana, la Capitale dell’Italia delle Tenebre, l’avatar di tutte le province del mondo, l’anima noir di ogni tessuto urbano non metropolitano (o anche…)
Parte durissimo, questo “Ritorno a Bassavilla”. Parte da dove ci aveva lasciato BAD PRISMA, l’ormai mitica (nel Bene e nel Male…) antologia horror Mondatori (Collana Epix) che ha furoreggiato la scorsa estate. Gettando nuove ombre sul feticcio/spauracchio/Super Fantasma Melissa, presenza immanente nella primissima parte del volume (i frammenti “Scanners, the Beginning”, “La Grande Guerra”, “La casa di sabbia e nebbia”, “La guerra è finita”). Poi questo sulfureo ectoplasma sembra abbandonare la scena, nebbiosamente, così come si è manifestato (e non a caso il frammento successivo si intitola “Fog”…), per lasciare spazio alle folli divagazioni dell’Autore (consiglio: leggete questo libro ascoltando “Diary of a Madman” di Ozzy Osbourne, me ne renderete merito!)
Divagazioni, quindi. Su idee che attraversano più menti nello stesso istante (“Produttori di gelato in Siberia”); sulla poetica sinistra delle città basse, di Pianura (“La pianura fa paura”); sul ritualismo omicida come parte integrante del patrimonio genetico umano (“Vestiti per uccidere”); su spettacolari e pittoresche morbosità (“Io sono leggenda”); su artisti che hanno saputo guardare e conoscere Bassavilla attraverso i suoi Veri Colori (“Mad”); su presunte apparizioni demoniache e reali seti mediatiche (“Il Diavolo probabilmente”) e via così, a ruota libera, snocciolando inquietudini su inquietudini per centottantasette pagine. Non sempre in crescendo, per la verità. Nella parte centrale del testo, l’Autore fa lentamente cadere la tensione narrativa, quasi lasciando intendere che ha esaurito gli argomenti, o giù di li (vedi i frammenti “ Il Maratoneta”, “Hell House”, “Boogeyman”, “Hanno sete”, “Grano rosso sangue”, “Hangman’s Curse”, “Notte prima degli esami” e altri, pieni di citazioni e molto introspettivi). Ma proprio quando si comincia a pensare che le pietanze più pregiate sono già state degustate e digerite da un po’, il Mostro …ooops… Nostro Danilo Arona rialza bruscamente la testa e ci azzanna con un’altra sventagliata di tenebrosissimi quanto angoscianti brani di scrittura: terrificanti teorie sulle analogie tra gemelli (“Inseparabili”); pre-adolescenti, poltergeist e forza delle immagini (“Kronos”); fantasmi fin troppo innamorati dei luoghi in cui hanno vissuto (“A volte ritornano”). Ma soprattutto…il brano che a me è piaciuto più di tutti, forse (anzi quasi sicuramente) il cuore pulsante dell’opera, e un’inconscia dichiarazione da parte dell’Autore sulla sua reale mission: Arona Seminatore di Inquietudini. “Invasion” (è questo il frammento di cui parlo) è una riflessione sulle forme-pensiero negative e sull’inquinamento psichico/astrale del nostro pianeta, molto più grave dell’inquinamento ecologico in quanto questo ne sarebbe una diretta conseguenza. Non dico nulla con queste parole, bisogna leggere il testo per capire la reale entità del pensiero di Arona.
Seminatore di inquietudini, quindi, ma anche e soprattutto stimolatore di blandi anticorpi psichici contro il Male: anticorpi, cioè, che non servono a combattere il Male, ma solo a far prendere coscienza del Male e a rafforzare il Male stesso…
Concludo con un’immagine che mi è venuta in mente or ora, dedicata a chi ha avuto la fortuna (o la malasorte…) di conoscere Danilo Arona di persona: ricordate il famoso racconto di H. P. Lovecraft intitolato “Nyarlathotep”? Bene, provate a sostituire l’oscura sala che il Grande Antico, definito Il Caos Strisciante, utilizzava per tenere le sue conferenze con un locale tipo il Sud Dinner Bar di Milano, e provate a dare allo stesso Nyarlathotep le sembianze di Arona. Il racconto di Lovecraft prenderà letteralmente vita e forma nelle vostre povere, devastate menti…

(recensione a cura di) Domenico Nigro