lunedì 14 giugno 2010
IL GRIMORIO DI BAKER STREET (di Barbara Hambly, Kim Newman e altri - Edizioni Gargoyle Books)
Barbara Hambly, Kim Newman e altri
Il Grimorio di Baker Street
Formato: Brossura
ISBN: 978-88-89541-45-6
Pagine: 350
Pubblicato: maggio 2010
“[...] il suo sguardo era acuto e penetrante; e il naso sottile aquilino conferiva alla sua espressione un'aria vigile e decisa. Il mento era prominente e squadrato, tipico dell'uomo d'azione. Le mani, invariabilmente macchiate d'inchiostro e di scoloriture provocate dagli acidi, possedevano un tocco straordinariamente delicato, come ebbi spesso occasione di notare quando lo osservavo maneggiare i fragili strumenti della sua filosofia”.
Di gran fascino e carisma, il buon, vecchio Sherlock. Dobbiamo riconoscerglielo. Di un temperamento tale, che il suo creatore, Sir Arthur Conan Doyle, non riuscì a mandarlo in pensione neppure dopo quattro romanzi e cinquantasei racconti.
E se l'esistenza di Doyle si spense, quella dell'investigatore londinese no. Egli continuò infatti ad apparire in altre centinaia di opere letterarie, fino a fare il suo debutto prima in teatro e poi al cinema.
Sicuramente non fu il primo investigatore “deduttivista” della narrativa; ricordiamo infatti Auguste Dupin creato dalla penna di E. A. Poe, ma è sicuramente divenuto un archetipo per tutti i suoi discendenti.
Profondo conoscitore della chimica, buon violinista, provetto schermidore, Sherlock Holmes incarna alla perfezione lo spirito positivista di fine '800. La sua comparsa sottintende il divincolarsi da tutti gli schemi che il Romanticismo aveva portato con sé. L'uomo non è più succube di una Natura con la enne maiuscola, matrigna, perfida o al massimo indifferente, così come suggerì Leopardi; tutt'altro. Ora l'uomo rivaluta ogni sua abilità, mette su un piedistallo l'intelletto, la logica, la deduzione; cosciente che può parlare del macrocosmo, leggendo il microcosmo e viceversa in un eterno 'tout-se-tient'. E allora si appoggia la teoria di G. B. Vico, secondo cui VERUM=FACTUM, e non si scappa.
Ma non è del tutto così. Se facessimo di Sherlock Holmes un determinista convinto, quadrato, un novello San Tommaso, non renderemmo certo giustizia alla sua immagine. Famosa è la sua frase “Quando hai eliminato l'impossibile, qualsiasi cosa resti, per quanto improbabile, deve essere la verità”. in questa frase notiamo certamente un'apertura, per quanto del tutto ipotetica e ahimè frustrata (almeno nei racconti di Doyle), verso il mondo del paranormale.
Ed è qui che volevo portarvi. L'antologia “Il Grimorio di Baker Street” è una raccolta di avventure holmesiane, in cui il detective si cimenta non più con la realtà ordinaria, ma ha modo di applicare la logica anche al mondo dell'occulto. I puristi potrebbero storcere il naso, è vero. I vari autori potrebbero essere tacciati di revisionismo, ma io mi permetto di dire un sonoro “chi se ne frega”. In questo libro troverete undici racconti di alto livello che non temono assolutamente confronti con le altre opere apocrife. Anzi, proprio la riscrittura del personaggio di Sherlock Holmes è di grande utilità e non cade minimamente nel banale. Tutto questo “rinfresca” e dà maggior vigore a una delle figure più classiche di tutta la narrativa gialla.
Fra demoni, poultergeist, stregoni e bizzarre creature fra cui, udite udite, Peter Pan, il detective e il suo fido assistente Watson riusciranno a destreggiarsi oltre i confini del reale fino a raggiungere l'agognata “nuda veritas”.
“Il Grimorio di Baker Street” è un libro che osa parecchio. Ma proprio nel suo osare narrativo, toglie il fiato con una notevole dose di colpi di scena e un ritmo abbastanza veloce, seppur fedele allo stile di Conan Doyle, e sono sufficientemente sicuro che non deluderà nessuno.
Buona lettura, a puristi e non…
(Recensione a cura di) Valerio Bonante
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