domenica 8 marzo 2009

Ho Freddo (di Gianfranco Manfredi)




Autore: Manfredi Gianfranco
Editore: Gargoyle
Genere: letteratura italiana: testi
Pagine: 552
ISBN: 8889541253
ISBN-13: 9788889541258
Data pubblicazione: 2008
Prezzo: € 16,00


Rhode Island, 1795. Il Consiglio della città di Cumberland autorizza “l’esperimento” che vedrà Stephen Staples riesumare il corpo della defunta figlia Abigail, aprirla “come un capretto” con una lama, ed infine asportarle il cuore per destinarlo alle fiamme come prescritto dalla superstizione. Il perché di una simile barbarie è da ricercarsi tanto nella malattia che ha ucciso la stessa Abigail, quanto nei suoi spaventosi ritorni dall’oltretomba denunciati dalla sorella Livina: Abigail ha freddo, lamenta solitudine e morte; in virtù di ciò perseguita la sorella, ne pretende la compagnia, il che però significa anche volerle assegnare il suo stesso infelice destino, contagiarla. Ma è tutto molto ambiguo, oltre che inquietante. Un approccio scientifico alla comprensione del fenomeno, non guasta affatto. Ad assistere alla prima delle orrende esumazioni, vi sono così i gemelli ventenni Valcour ed Aline de Valmont. Discesi da una stirpe di medici di corte e ricercatori, l’epidemiologo e l’ematologa hanno raggiunto il Nuovo Mondo dopo essere sfuggiti alla Rivoluzione Francese, attratti dalla possibilità di godere del Diritto alla Ricerca della Felicità garantita - o forse solo promessa - dai padri costituenti americani. Tuttavia, qualcosa sembra aver varcato l’Oceano per render vani certi progressi. La Peste Vampirica precipita nell’incubo la famiglia Staples, e degenera in un vero e proprio inferno nel quotidiano dei Tillinghast. I Valmont ingaggiano allora una estenuante battaglia nel tentativo di debellare il contagio di quella che stimano come “consunzione” ,ovvero una particolare forma di tubercolosi che congederebbe i vampiri come pure allucinazioni, essendo tale malattia accompagnata da stati deliranti di origine nervosa. Ad affiancarli in questo etico sforzo c’è il reverendo battista Jan Vos, che sarà loro di aiuto nell’onesta ricerca della verità, così come nella gestione spirituale di fenomeni spaventosi ed apparentemente incomprensibili, capaci di mandare in frantumi più di una facile convinzione.





Che Gianfranco Manfredi ne sia consapevole o meno, con Ho freddo fa la sua vivace comparsa nella letteratura un romanzo evidentemente capace di sedurre ed appagare ogni possibile esigenza del lettore, conscia ed inconscia: quanto di vincente respira nel racconto dell’orrore puro viene difatti arricchito e nobilitato con una speculazione filosofica che fa proprio il coraggio del “proibito”, e con una documentazione storica che ha la sua felice premessa nell’onestà intellettuale. Accolta saggiamente l’influenza di scrittori come Poe e Lovecraft, Manfredi opta anch’egli per un radicale mutamento prospettico nella tematica del vampiro, e squarcia la struttura del tradizionale racconto gotico con i lampi di una erudizione scientifica capace di rendere l’Ignoto ancora più inquietante, giacché rivelato infine come ancora tale a dispetto dei sempre discutibili arricchimenti e progressi conoscitivi dell’uomo. Horror, gotico, saggio antropologico o romanzo storico: l’unica definizione possibile entro cui annoverare Ho freddo è quella del libro lungamente atteso, a maggior ragione perché imprevedibile e spiazzante.


(recensione a cura di) Bruno Maiorano

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