martedì 8 settembre 2009

BAD PRISMA (di AA. VV. - Collana Epix - Mondadori)




Da quattromila anni un’Entità cosmica dalla duplice natura, conosciuta come Assilhem, vaga per la Terra, condannata a essere presente e a interagire laddove l’Uomo mette in atto le sue miserabili, orrende tragedie, e a lasciarvi un indelebile marchio di morte. Di lei si parla, con rispetto e paura, nei Libri Proibiti di Yon Kasarai. Un giorno si manifestò attraverso uno specchio, sul quale aveva scritto il suo nefasto nome, ma chi ebbe la sventura di trovarsi dall’altra parte lo lesse al contrario, e da allora Assilhem fu conosciuta e temuta come Mehlissa l’Errante, Colei che è destinata a vagare, soffrire e tormentare l’umanità fino alla fine dei suoi giorni.
Nessuno sa, di preciso, quale sia il suo scopo nel Disegno Cosmico. Si sa solo che è capace di incarnarsi, reincarnarsi e mutare forma a piacimento. Essenzialmente, ha i tratti di una ragazza bionda, martoriata, spesso i suoi occhi piangono lacrime di sangue. A ogni svolta epocale della nostra Storia, che sia la fine della Via dei Samurai nel Giappone del 1601, o una chiave di volta nella Grande Guerra, l’avvento del Fascismo in Italia e l’inizio della Seconda Guerra Mondiale, che siano gli Anni di Piombo o il momento delle Grandi Stragi di mafia, che sia l’apocalittica guerra irachena o il tentativo di colonizzare Marte, o l’Epoca di Internet, o l’Ultimo Giorno dell’Umanità, Melissa è lì, creatura dolce e spaventosa allo stesso tempo, bellissima e sofferente e terribile, a ricordarci che l’orrore è qui e ora, ma che al peggio non vi è mai fine…

Nato dalla mente malata di Sua Maestà Infernale della Letteratura Horror italiana, Danilo Arona, BAD PRISMA è un progetto antologico che prende spunto da una famosa leggenda metropolitana, quella della ragazza fantasma che centinaia di automobilisti giurano di aver incrociato, nelle circostanze più strane, su tutte le strade del mondo, e l’affida a una schiera di horror writers nostrani più o meno famosi, più o meno amici tra di loro. Ciascuno poi ne ha tratto un racconto, che si collega a tutti gli altri tramite la Sottile Linea Rossa (ma neanche tanto sottile, e il rosso è il colore del sangue…) tracciata dalla terribile Melissa, la cui essenza, si lascia intendere, potrebbe essere meno fantastica e immaginaria di quanto si possa pensare.
Progetto ambizioso, prodotto dalla più grande Casa Editrice italiana, preceduto da un battage pubblicitario in Rete senza precedenti. Un progetto che, nelle intenzioni, avrebbe dovuto innescare il grande rilancio di questa forma di letteratura, considerata fino a questo momento, “di nicchia”. E di questo proposito va dato grande merito a tutti coloro che sono coinvolti nel progetto. Anzi…la strada tracciata è quella giusta, e guai ad abbandonarla! Però…
Non tutto sembra essere andato per il verso giusto. A partire dal livello qualitativo delle storie nel suo complesso. Si nota infatti, in questo senso, una grande (mi si passi il termine…) disomogeneità: ad autentici gioielli come l’orientaleggiante, affascinante affresco letterario “Kitsune, la donna volpe” di Stefano Di Marino, l’introspettivo “Bergasse 19” di Alessandro Defilippi (che vede come protagonista nientemeno che il dr. Sigmund Freud nell’ultimo periodo della sua vita), o lo struggente “La scomparsa di Melissa Prigione” di Danilo Arona (scritto sullo scenario della tragica nascita del Fascismo nella sua famigerata Bassavilla), o ancora la chicca gothic-dark horror “Le bambole non uccidono” della sorprendente Barbara Baraldi, e l’orrore psicologico di “Le bambole uccidono” del mai troppo lodato Gianfranco Nerozzi, il piccolo capolavoro elaborato da Giacomo Cacciatore con “Il tratto nero”, il delicato, malinconico “Dalla nebbia” di Mauro Smocovich, l’immenso, apocalittico, originalissimo “Zona Zero” di Alan D. Altieri e l’ascetico/visionario/delirante/osceno “L’ultima fine d’estate”, si mescolano altrettanti racconti non ugualmente validi, contraddistinti da brutti stili di scrittura, piattezza generale sviste narrative (vedi “La fiammiferaia” di Giuliano Fiocco, “Melissa Sindrome” di Edoardo Rosati, o il più brutto in assoluto, “Melissa Project” di Novelli e Zarini) , refusi, e in qualche caso inutilità ai fini del contesto, se non, addirittura, incomprensibili ai fini del contesto stesso (come, per esempio, “La decima arcata” di Gian Maria Panizza).
Quello che si avverte è la mancanza di un lavoro di selezione dei racconti ed editing davvero accurato, e questo purtroppo abbassa di molto il valore generale dell’antologia.
La speranza è, comunque, che si continui su questa strada, prendendo coscienza degli errori e cercando in futuro di fare meglio, perché, ripeto, la strada è giusta e la qualità, in buona parte, c’è.
Tornare indietro non si può, pena imbattersi in una Melissa ancor più incazzata…

(recensione a cura di) Domenico Nigro

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