venerdì 20 novembre 2009
IL MORSO SUL COLLO (di Simon Raven, Ed. Gargoyle Books)
Titolo: Il morso sul collo.
Autore: Simon Raven.
Editore: Gargoyle Books.
Prezzo: 13,00
Traduzione di Paolo De Crescenzo
Introduzione di Stefano Martello.
“Guardatevi da coloro che cercano di carpire la vostra anima(…) Ognuno di noi, infatti, fin da ragazzo è stato prevaricato… Dai genitori, dai maestri, dagli amanti magari, dai superiori presenti in questa sala… Chi di voi non è stato costretto, o soffocato fino a che gli mancasse il respiro? Fino a che non è rimasto inerme in balia della volontà degli altri? Può trattarsi di una persona, di un reggimento, di un paese, di un College o di una fede: qualcosa di estraneo, in ogni caso, che vi ha succhiato il sangue (…) È importante non farsi distrarre o traviare dalle piccole miserie accademiche, da esempi di prestigio apparente, o da facili e modesti guadagni che sempre vi saranno proposti come guida per una vita di convenienza. Guardatevi nell’animo, e vi specchierete in una visione: rendetela chiara, evitando che venga offuscata da una moralità elusiva o dalle ambigue per quanto astute vanità dei vecchi. Seguitela fino in fondo: poco importa ch’essa vi conduca su un trono, in una cella d’eremita o vi faccia precipitare nella fossa di Ade.”
È il 1956. L’Inghilterra è quella dei prestigiosi College dell’Università di Cambridge, come la puritana istituzione Lancaster, dove si forgiano i destini degli studenti e, in particolar modo, quelli di chi può vantare maggiori pregi da esprimere e coltivare. Ma forgiare il destino del giovane e sorprendente Richard Fountain - letterato, poeta, valoroso ex ufficiale e brillante studioso di discipline umaniste – presenta un ostacolo inquietante; se non altro perché il suo senior tutor Walter Goodrich ha una sua particolare concezione di ciò che è lecito fare con il proprio ascendente e, pertanto, di ciò che “Dickie” Fountain dovrebbe o non dovrebbe fare della propria esistenza. Limitandosi dapprima ad intimidire e fuorviare sul nascere il naturale approccio di Richard ai propri studi ed interessi, Goodrich stima infine di poter predisporre la vita del proprio pupillo al punto di designargli in sposa la figlia Penelope. A questa ennesima e sottile prevaricazione, Richard reagisce decidendo di assecondare ciò che in lui vi è d’ignoto e tuttavia assai più familiare; d’industriarsi per riconciliarsi con passioni, impulsi molto più intimi e veri delle istanze concepite nell’insipido artifizio del Lancaster, e rimediare così ad una perturbante insoddisfazione. Dunque Richard parte per raggiungere la Grecia, con lo scopo di svolgere una ricerca sulla sopravvivenza dei riti minoici in epoca classica, e la malcelata speranza d’imbattersi nella verità di un antico e spaventoso culto che, perlomeno nella sua confusa e oramai sofferente psiche, dovrebbe riconsegnargli la propria identità e libertà perdute. Mesi dopo, un ispettore di Scotland Yard costringerà alcuni amici di Dickie, fra cui Anthony Seymour e Piers Clarence, ad improvvisarsi investigatori per scovare e riportare sano e salvo a casa l’amico scomparso nel nulla, nonché ricercato dalla polizia ellenica a causa della sua relazione con una misteriosa donna. Allorché, in un isola dell’Egeo, Idra, Richard si ritroverà per amante Criseide: una donna che non è adepta del culto tanto inseguito, bensì il culto stesso, incarnato. Criseide, la morte della vita, la vita della morte.
Acuto, brillante, singolare ed appassionante: il romanzo di Simon Raven, “Doctors wears scarlet”, pubblicato nel 1960 in Gran Bretagna e in Italia nel 1968 con il titolo “Il morso sul collo”, ci viene riproposto oggi dalla Gargoyle Books, impegnata nell’oramai nota - e cara a noi lettori - attività editoriale del recupero di testi inediti o introvabili. Un romanzo il cui titolo non deve fuorviare, essendo esattamente il genere di libro che va preferito e scelto nel caso doveste trovarlo, nelle librerie, di fianco ad un “Twilight” o a un “New Moon”. Elegante, colto, perturbante; attualissimo per la franchezza e l’acume con cui descrive l’umanità, geniale per come si presta a più di un registro interpretativo. Un romanzo libero come lo era l’autore, e che va collocato in un genere particolare: quello dei libri di Simon Raven.
Dal necrologio di Simon Raven pubblicato sul quotidiano londinese The Guardian il 16 Aprile 2001: “La morte di Simon Raven all’età di 73 anni, conseguente a un devastante attacco cardiaco, è la prova del fatto che il diavolo si prende cura dei propri accoliti. A regola, sarebbe dovuto morire di vergogna a 30 anni, o di una sbronza a 50. Invece è sopravvissuto per dare alle stampe 25 romanzi… numerose sceneggiature, otto volumi di saggi e memorie. Militare, insegnante, giornalista, uomo di spettacolo, guadagnò molto e spese fino all’ultimo centesimo in cibo, vini, gioco d’azzardo e sesso, senza fare distinzione tra etero e omo. Dettò il suo stesso epitaffio in questi termini:’Divise volentieri la propria bottiglia e, finché era giovane e avvenente, il proprio letto’. È noto l’aneddoto relativo a quando ricevette dalla moglie trascurata un telegramma che avvertiva: ‘Tua moglie e il bambino muoiono di fame STOP – Manda del denaro prima possibile STOP’, e rispose con un altro telegramma: ‘Spiacente, non ho una lira STOP – Suggerisco di mangiare il bambino STOP’.
(Recensione a cura di) Bruno Maiorano
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