sabato 13 marzo 2010

IL BATTELLO DEL DELIRIO (di George R. R. Martin - Edizioni Gargoyle Books)



Il battello del delirio (di George R. R. Martin)
Traduzione Simone De Crescenzo
Gargoyle Books
pagg. 393
Euro 18,00
ISBN 978-88-89541-42-5



Siamo nel 1857 in Louisiana, quando l'inverno più rigido che le cronache dell'epoca ricordino, gela il grande Mississippi, intrappolando nella morsa del ghiaccio un gran numero di battelli, stritolandoli. Il gigantesco quanto ambizioso Capitano Abner Marsh è uno di quelli che perde più imbarcazioni, e questo lo getta in rovina, facendo precipitare le quotazioni della sua compagnia di navigazione. D'improvviso, però, uno straniero che si fa chiamare Joshua York, si offre di rilevare metà della compagnia promettendo al Capitano Marsh di fornirgli tutti i capitali sufficienti a costruire un nuovo battello. Anzi IL Battello: l'imbarcazione più grande, lussuosa, veloce che sia mai stata vista a memoria d'uomo solcare le torbide acque del Mississippi.
L'offerta è così spropositatamente allettante che il Capitano diffida, ma alla fine decide di entrare in affari col suo nuovo socio, a patto però di non porgli troppe domande circa le sue abitudini di vita così inconsuete e sulle sue frequentazioni. Infatti Joshua York è un tipo molto misterioso: poliglotta, amante di Byron, esteta convinto, ama passeggiare di notte e dormire di giorno.
Al di là di questo, si comporta in maniera molto calorosa e cordiale con Abner Marsh, e quest'ultimo gli dimostra gran stima.
Presto il nuovo battello della loro compagnia viene varato col nome di “Fevre Dream” e riscuote subito un gran successo.
Come è facilmente prevedibile, però, le abitudini notturne di York, assieme alla strana gente al suo seguito (che diviene di casa a bordo del “Fevre”), iniziano a destare i sospetti di Marsh, il quale presto scopre la verità: York e i suoi amici sono vampiri impegnati in missioni di cui gli sfugge il senso. Ma ormai è troppo tardi per tirarsi indietro, il Capitano ha scoperto troppo e la sua vita dipenderà esclusivamente dalla scelta che farà: allearsi con York oppure ucciderlo?

Louisiana, seconda metà dell'ottocento, rive del Mississippi... Sembra di essere lì. L'odore del whisky, gli schiavi negri nelle piantagioni, la middle-class in rapida ascesa grazie alla rivoluzione industriale, la discriminazione razziale e un territorio grande e selvaggio come l'America che fu, tutto attorno.
E i battelli sul fiume... le grandi scie di fumo nero dalle ciminiere, gli scaricatori alle prese con le merci, le banchine affollate di marinai, ubriaconi, passeggeri, e il loro vociare confuso. E sullo sfondo, costante, ovattata... Una tromba in sordina, un contrabbasso... li immagini, li senti suonare in quel tempo, quando si iniziava a creare la “musica negra”... la prima posa delle fondamenta del jazz, quel genere che settant'anni dopo fece impazzire anche i bianchi, che rimanevano estasiati davanti a un Morton o a un Tatum.
Devo dire la verità... questo libro mi ha dato filo da torcere. Se dovessi inquadrarlo, lo definirei “visivo” poiché ha una cura estrema per i particolari. Non omette nulla e rifornisce di stimoli costanti la mente del lettore. Questo è sicuramente un valore aggiunto a un libro scritto così bene, ma alle volte rischia quasi di appesantire la narrazione.
Dettagli, capiamoci... è solo una questione di gusti. Ma se i gusti sono opinabili, la qualità non lo è. E ne “Il battello del delirio” ce n'è tanta.
Pregevolissimo è poi il tentativo di smontare il cliché del vampiro. Dimenticate aglio, croci, acqua santa e specchi. In breve: dimenticate la superstizione. Qui i vampiri sono spogliati della loro soprannaturalità e ci vengono presentati come una razza alternativa all'umana. Con la loro anatomia e fisiologia. Ci vengono presentati come una razza frammentata, altezzosa e decisamente longeva, devastata dalle lotte intestine e alla disperata ricerca di un re che guidi la stirpe in una città favolosa della cui esistenza dubitano i vampiri stessi.
L'intreccio della narrazione sarà sicuramente avvincente per coloro che non amano ritmi schizofrenici, ma anche per gli altri si rivelerà una lettura più che gradevole, che non disdegnerà di fare una leggera “toccata e fuga” nel gore. Ancora una volta un'ottima opera degna della Gargoyle.
(recensione a cura di) Valerio Bonante

Nessun commento: