martedì 12 gennaio 2010

L'OSPITE MALIGNO - LA STANZA AL DRAGON VOLANT (di Joseph Sheridan Le Fanu, Ed. Gargoyle Books)



L’ospite maligno; La stanza al Dragon Volant di Joseph Sheridan Le Fanu (The evil guest, 1851; The room in the Dragon Volant, 1872)
Traduzione Sandro Melani
Gargoyle, collana Gargoyle Books 26
pagg. 303
euro 16,00
ISBN 978-88-89541-38-8

“Marston camminava da solo a grandi passi nei recessi più selvaggi, bui e solitari del parco, perseguitato dai suoi empi pensieri e, forse, da quegli altri influssi maligni e ultraterreni che vagano, come sappiamo, nelle lande deserte. In quei luoghi appartati fu colto dall’oscurità e dal gelo della notte.” Una graziosa, crepuscolare citazione dal primo racconto di questo libro, “L’ospite maligno”. Benvenuti dunque nel Cheshire, contea dell’Inghilterra settentrionale. Qui si erge una maestosa, aristocratica e tuttavia decadente dimora di campagna, nel bel mezzo di inospitali, inquieti boschi; “A questo luogo antico, malinconico e desolato, per contraddistinguerlo, daremo il nome di Gray Forest.” È la dimora, nonché il ritratto stesso, di un uomo la cui personalità è sulla via di un oscuro e ossessionato declino: il nobile Richard Marston, che vi si ritira, insieme alla moglie e i due figli, dopo aver sperperato il proprio patrimonio per estinguere i debiti di gioco e subito un declassamento in cui pare esserci tutta la ragione della sua malinconica misantropia. Il passato di Marston presenta però diversi altri motivi per aver ragione di nutrire una simile, esagitata predisposizione di spirito, e si ripresentano tutti il giorno in cui il cugino Sir Wynston Berkley si autoinvita a Gray Forest, finendo con il disgregare una quiete domestica, quotidiana, ch’era solo apparente. In questo progressivo sgretolarsi della commedia eretta reprimendo invano i propri demoni – bigamia, adulterio, omicidio - svetterà la figura di Eugénie De Barras, giovane e ambigua istitutrice francese, che potrà ammirarsi ben presto come “l’incarnazione dell’angelo caduto – sola, eretta, con il petto ansante e le guance in fiamme – bella, pensosa, colpevole.”
La stanza al Dragon Volant: “Ci vuole una lunga familiarità con la colpa, per domare completamente la natura e soffocare i segni esteriori dell’inquietudine che sopravvivono a tutto quel che c’è di buono.”
1815. Il giovane e facoltoso Richard Beckett entra in possesso di una grossa somma di titoli e obbligazioni e, profittando della disfatta di Napoleone a Waterloo, raggiunge la capitale francese entrando a far parte della “illuminata congrega di viaggiatori inglesi desiderosi di arricchirsi la mente recandosi all’estero” . Nel caso di Richard, si tratta di un spirito d’avventura che mira a collezionare soddisfazioni nella vita mondana, dove spera d’esser presto lusingato in amore così come nella fortuna nel gioco. E in effetti ha di che innamorarsi subito, ardentemente, durante un soccorso prestato a una carrozza in difficoltà e imbattendosi così nella contessa di St. Alyre. Il gentiluomo inglese si adopererà per conoscere l’identità della donna che gli infiamma le gote, e seguirà poi il consiglio del marchese d’Harmonville di alloggiare alla locanda “Dragon Volant”, trovandosi questa nelle immediate vicinanze della residenza dei conti. L’unica stanza libera alla locanda è però quella nota per essere, in un qualche modo ignoto ed inquietante, responsabile della sparizione di chiunque finisca con il soggiornarvi. Incurante, il giovane Beckett si scoprirà poi invischiato in una congiura che lo designa come vittima di crudeltà tutt’altro che timide…
La Gargoyle Books presenta The Evil Guest (1851) e The Room in the Dragon Volant (1872), e diffonde così un romanzo finora inedito in italia; cosa non da poco, trattandosi nientemeno che di Joseph Sheridan Le Fanu, maestro della Ghost-Story di cui Montague-Rhodes James volle dichiararsi “discepolo”. I due deliziosi romanzi brevi, superbamente narrati, si presentano come riepilogo e talamo di quanto fino ad allora si era giunti a fare nella narrativa gotica, e finiscono per aggiornarla spingendone in fuori con forza i tratti salienti e quegli ingredienti che possiamo dire vincenti, sebbene ci si ritrova a un tempo fra pagine che soffrono un po’ di quella tradizione della Radcliffe lamentata da Lovecraft – “l’abitudine al disincanto, che distrugge l’effetto delle visioni macabre con una spiegazione naturale” - la cui assenza in altri scritti di Le Fanu consentì al discepolo Montague Rhodes James di arguire : “Non è inopportuno lasciare talvolta aperta la scappatoia di una spiegazione naturale, ma, direi, fate in modo che sia tanto stretta da non essere praticabile.” Un libro che non deluderà in nessuna delle sue pagine l’aspettativa di un’esperienza piacevolissima, elegante, intrigante, e che vi catapulterà nel Classico della letteratura costringendovi in una deliziosa nostalgia di quell’arte di allora, così divinamente ispirata.
Joseph Sheridan Le Fanu (1814 -1873) fu romanziere, poeta e giornalista. La sua produzione letteraria è composta da nove romanzi e numerosi racconti; la sua fama è dovuta innanzitutto ai racconti del Soprannaturale divenuti poi classici, quegli stessi che indussero M.R. James ad asserire: “Le Fanu sta assolutamente in prima fila tra gli scrittori di racconti di fantasmi: nessuno riesce ad allestire il palcoscenico meglio di lui; nessuno meglio di lui sa aggiungere il dettaglio efficace.” La sua creazione più famosa è il medico tedesco Martin Hesselius, investigatore dell’incubo ante-litteram. Nel capolavoro “Carmilla”, Hasselius incontra una creatura straordinaria: una vampira, seducente, affascinante e in odore di lesbismo, cosa, per l’epoca, a dir poco scandalosa. Di Le Fanu la Gargoyle Books ha già pubblicato il bellissimo romanzo “Lo Zio Silas”.

(recensione a cura di) Bruno Maiorano

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