domenica 3 maggio 2009

Quando il vampiro può stimarsi tale perché horror: Claudio Vergnani e Gargoyle Books a Modena per la presentazione de "Il 18° Vampiro"



Venerdì 17 Aprile 2009. È la data che mi vede raggiungere Modena, la graziosissima Modena, visitarla per la prima volta. Ciò che mi è spontaneo fare non appena giunto, è guardarmi intorno man mano che cammino, e chiedermi se questa città è in qualche modo ideale per ambientarci un romanzo fantastico-orrorifico. Mi domando, soprattutto, se mi riuscirà facile figurarmela mentre ospita le terribili peripezie dei Vampiri. Ho detto terribili? Certo. Ho anche scritto “Vampiri” con la V maiuscola. Poiché raggiungo Modena per assistere alla presentazione del romanzo di Claudio Vergnani, Il 18° Vampiro, e il libro è edito dalla Gargoyle Books. Ora, dopo un po’ che leggo i libri pubblicati dalla Gargoyle, posso già dare per scontato che i Vampiri di Claudio sono tali – cattivi, degeneri, Horror - allorché contrapposti a quelli di certa improbabile narrativa, che Loredana Lipperini vorrà giustamente denunciare, durante la presentazione, come vergognosa e ridicola; e immagino che un simile acuto rimprovero sia anche atteso, nonché piacevolmente presagito, da quanti al Caffè dell’Orologio hanno avuto modo di leggere la sua bellissima prefazione a Ho freddo di Gianfranco Manfredi. C’è anche la gentilissima Angelica Tintori, dai modi infinitamente garbati, autrice con Franco Pezzini del sorprendente saggio The Dark Screen. L’Horror sta risorgendo dalle sue frequenti, purtroppo abituali ceneri, e pare stia a un tempo rinnovandosi, pur strizzando saggiamente l’occhio al suo nobile quanto terrificante passato. In tale merito, e fra questi spontanei e nostalgici guerrieri dell’arte orrorifica, oggi c’è anche Claudio Vergnani. Che tutto ciò accada in Italia, poi, dove in particolar modo si è manifestata un’idiosincrasia per l’orrore sopranaturale nell’arte, è il miracolo della Gargoyle.
C’è da dire, dunque, che il romanzo di Vergnani non l’ho ancora letto. E tuttavia, alle sette del pomeriggio, in Piazzetta dell’Ova a Modena, il Caffè dell’Orologio ha la propria sala gremita dalle persone giunte alla presentazione del libro di Claudio. Il primo a parlare sarà Paolo De Crescenzo, l’uomo dietro il miracolo citato, e fortuna che la simpatia è affar suo, poiché una simile carriera, abbinata ad una figura così imponente, mettono soggezione a chi come me, sebbene oramai adulto, deve gestire ancora la propria timidezza. Sarà poi la volta di Andrea Marcheselli della Gazzetta di Modena, e di Loredana Lipperini di La Repubblica, nonché autrice del salubre ed intelligentissimo libro Ancora una volta in favore delle bambine. Loredana è preoccupata, e non per capriccio: “Il 18° Vampiro arriva in un momento piuttosto particolare e anche un po’ pericoloso per quello che riguarda la narrativa di genere […] mai come in questo momento, soprattutto in editoria, di vampiri ce ne sono tantissimi […] come sono questi vampiri? Quelli da cui siamo circondati, i vampiri post-Twilight, i quattro romanzi che hanno venduto undici milioni di copie, seguiti da un effetto cascata con tutta una serie di libri che si stanno traducendo in tutta fretta – che vanno dal Diario di un vampiro, a True Blood (addirittura ho scoperto su di un blog una notizia che mi ha sconvolto, ossia che Harmony apre la collana “Paranormal”, tutte storie di grandissimi amori tra donne e vampiri) – non sono, questi vampiri, quelli proposti dalla Gargoyle; i vampiri vogliono rompere una norma sociale – un qualunque antropologo, così come un qualunque amante dell’horror, vi direbbe che la colpa più grave del morto che ritorna, il non-morto, è quella d’infrangere la paura più forte di una società – quella di aprire una porta che dovrebbe restare chiusa; i vampiri proposti dall’editoria negli ultimi dodici mesi (Gargoyle a parte) vogliono invece integrarsi, diventare come gli altri: vogliono la fidanzata, una bella macchina, la giacca di pelle – in pratica sono come Fonzie di Happy Days, ed è la parabola del classico eroe del teen–drama, con il bullo che infine si redime […] Edward Cullen di Twilight è così: non un morso e non il sesso prima del matrimonio; tanti regali con la carta American Express, e questo è il modello che sta diffondendosi in una tutta la letteratura pseudo-horror. Ciò è pericoloso, e Stephen King ci insegna che l’Horror è ben altro”. Quello di Loredana Lipperini, purtroppo, non è un falso allarme. Se c’è qualcosa di assolutamente abbietto e davvero difficile credere possibile, è che nell’horror, il genere apparentemente meno vulnerabile agli attacchi di certe odiose e conformiste contaminazioni, possa accadere o stia accadendo qualcosa di rovinoso e patetico simile a quanto si è visto verificarsi nella musica con la comparsa delle reginette del pop ed altri squallori. Claudio Vergnani, come ho già detto, è fra quelli che pur senza muovere guerra, arginano questo inquietante fenomeno della pseudo – letteratura Horror: “Il mio romanzo descrive un po’ una guerra fra poveri. Vale a dire che non vi si trova il solito vampiro impomatato, con il canino luccicante e l’occhio pronto a sedurre la fanciulla di turno; né cacciatori drammatici perché investiti dal terribile compito di dover assassinare vampiri, e che tuttavia sono gratificati da una realtà che li vede incarnare le “forze del bene”: nella mia particolare visione del mondo, credo che la maggior parte delle cose che facciamo nel “bene” come nel “male” vengono fatte per necessità; così, nel 18° Vampiro, i miei cacciatori sono personaggi che si ritrovano in una società dove non trovano nulla di meglio da fare che assumersi questo compito di cacciare ed uccidere vigliaccamente i vampiri, ossia di giorno, quando sono vulnerabili, ma come se fossero addetti ad un’impresa di derattizzazione.” Dopo aver ascoltato queste parole, ed evocando la letteratura che più mi sta a cuore perché particolarmente terribile – particolarmente horror, cioè – dove quanto è morale va in frantumi rivelandosi fragile illusione e il lieto, sdolcinato fine non è previsto - ho voluto chiedere a Claudio se i vampiri e gli anti-eroi del suo romanzo si ritrovassero a vivere necessariamente e loro malgrado una realtà ed una visione del mondo nichiliste. “Sì, mi viene da dirti di sì: nessuno combatte per uno scopo, c’è solo questa necessità, e si tratta di un ingranaggio che non si può ignorare – giacché di necessità si tratta – ma non c’è neppure mai l’illusione che quello che stai facendo sia qualcosa che devi davvero fare, bensì solo il ritrovarsi a farlo poiché di meglio non vi è nulla […] in una società che continuamente cerca di convincerti di qualcosa che spesso pone limiti alla nostra intelligenza, le persone che si muovono nel mio romanzo hanno se non altro un dolorosissimo, profondo ed onesto rapporto con il proprio senso critico – anche quando questo stesso senso critico dice loro che sono dei coglioni.”
Caludio Vergnani è uno scrittore esordiente, ma non pare tale. Ad avvertirci per primi, è stato Andrea Marcheselli: “Per la padronanza con cui gestisce la scrittura, ed il coraggio con cui ci consegna da subito un romanzo così originale ed innovativo sul tema del vampiro”. Non solo:a differenza di molti altri, ha qualcosa da dire. Non a caso, ovvero, vi è dell’originalità in questa sua prima fatica letteraria. Oserei dire che ciò è cosa buona e giusta, se non altro perché la comparsa del libro di Claudio, così come di quelli che l’hanno di recente preceduto (Manfredi, Tintori, Pezzini), hanno costretto la simpatica Loredana Lipperini a ringraziare, durante il suo intervento, il “Dio dell’Horror”. Sì, è stato un appuntamento piacevolissimo, quello della presentazione al Caffè dell’Orologio, e si è anche riso spesso di gusto. Ciò che pure va assolutamente ricordato, è l’intervento di Roberto Barbolini, che ha presentato il suo racconto Sade in drogheria, rivelando a taluni e ricordando ad altri che fra le tappe del viaggio in Italia del “Divin Marchese”, vi è stata anche Modena. Inoltre c’è stato l’intervento di Giovanni Scalambra, che ha recensito il libro brillantemente a voce, alimentando così la mia curiosità già di per sé notevole. Difatti, potrei dilungarmi ancora ed oltremodo in questo mio articolo, raccontando tutto quanto vi è stato di vincente e degno di nota nella presentazione del libro, così come negli interventi delle personalità che ho avuto la fortuna e l’onore di conoscere …ma ho un libro da leggere, un libro che voglio leggere, e che con tutta probabilità vorrò promuovere con entusiasmo e trasporto. Il 18° Vampiro di Claudio Vergnani.


Foto (dall’alto in basso): “Il 18° Vampiro”; il bar del “Caffè dell’Orologio”, location che ha una parte importante nel romanzo; Angelica Tintori e Bruno Maiorano (Ca’ delle Ombre); Roberto Barbolini, Loredana Lipperini, Claudio Vergnani, Andrea Marcheselli; tra il pubblico: Angelica Tintori, Bruno Maiorano, Paolo De Crescenzo (Editore Gargoyle), Costanza Ciminelli (Capo Ufficio Stampa Gargoyle); Bruno Maiorano e Claudio Vergnani; Bruno Maiorano con la sua copia de “Il 18° Vampiro”; ingresso del Caffè dell’Orologio; particolare del Caffè dell’Orologio; Bruno Maiorano e Costanza Ciminelli.

(Articolo a cura di) Bruno Maiorano

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